Sono appartenenti a diversi popoli originari ed europee missionarie da molti anni nella zona amazzonica; sono religiose e laiche, mature e giovani; alcune vivono in foresta, altre in aree rurali, altre ancora nelle periferie di Manaus o Belém. Per le specifiche competenze e i ruoli ricoperti nella società e nella Chiesa sono state chiamate a Roma a dare voce alle migliaia di donne che, da protagoniste, vivono e operano in Amazzonia.
Esperienze di riforma...
Già nella fase di ascolto presinodale, il Documento preparatorio riconosceva «il protagonismo [delle donne] nei processi di trasformazione sociale, economica, culturale, ecologica, religiosa e politica delle loro comunità» (n. 2) e «il ruolo centrale delle donne nella Chiesa amazzonica» (n. 14). Rilevando che si tratta di un «ruolo di somma importanza», chiedeva di individuare le modalità più adeguate per riconoscere e valorizzare tale presenza.
I Report finali della fase di ascolto consegnano una lettura approfondita della leadership assunta dalle donne, ne esaminano le forme di esercizio, a livello sociale ed ecclesiale, mentre denunciano le opposizioni e le resistenze presenti. La missionaria laica Dominik Szkatula ricorda che «le donne giocano un ruolo molto importante per la sopravvivenza dei popoli originari a cui appartengono»: sono loro a custodire e trasmettere alle nuove generazioni lingue, racconti, cosmovisioni, miti e tradizioni. In alcuni popoli hanno ruoli di guida; vengono elette in assemblee pubbliche, ricevono lo stesso titolo e incarico degli uomini: convocano, riuniscono, deliberano, rappresentano la comunità che presiedono. Nel contesto rurale e urbano, in una società in genere fortemente maschilista, le donne stanno conquistando spazi di parola pubblica e di azione autonoma: presiedono associazioni, organizzazioni di intervento sociale; assumono ruoli politici di grande rilevanza. Se anche tradizionalmente la soggettualità femminile è stata legata alla casa, all’educazione e alla cura, oggi l’esercizio dell’autorità nella sfera pubblica appare sempre più segnato dall’apporto di donne, formate, competenti, motivate.
... per la società…
Come sintetizza uno dei Report, «le donne sono il pilastro fondamentale» per la capacità di prendere decisioni in contesti di crisi, per la forza di far fronte alle avversità, per la creatività che contraddistingue le risposte che offrono ai problemi più delicati. Viene colto anche il valore di uno stile di esercizio della leadership “altro” rispetto a quello abitualmente messo in atto dagli uomini: «Noi donne vediamo, percepiamo, analizziamo e agiamo in modo diverso dai maschi».
Ma le resistenze davanti al cambiamento sociale complessivo che è richiesto dall’ingresso delle donne nella vita pubblica e dall’esercizio di una leadership femminile sono molte. L’Instrumentum laboris ne fa indiretta menzione quando richiede di «promuovere la dignità e l’uguaglianza della donna nella sfera pubblica, privata ed ecclesiale, assicurando canali di partecipazione, combattendo la violenza fisica [..], impegnandosi a lottare per garantire i suoi diritti e per superare ogni stereotipo» (n. 146). Ci sono resistenze mentali (stereotipi di genere, nel linguaggio, nei comportamenti, nelle aspettative) e ci sono resistenze nelle strutture.
È necessario percorrere le vie dell’empowerment per rafforzare la coscienza di sé, l’autonomia responsabile e la competenza delle donne, insieme alla via dell’entitlement (“avere titolo per”). Le condizioni per l’esercizio di un ruolo di leadership vengono stabilite sia dalla consapevolezza delle donne del proprio valore, delle proprie capacità, dal sapere di avere diritto a partecipare, sia dalle condizioni poste e garantite dal corpo sociale nel suo insieme, che riconosce tale diritto e potere. La formazione, l’istruzione superiore e universitaria, l’acquisizione di indiscutibili competenze sono indicate, da più parti, come la via maestra da percorrere con decisione.