Noi donne di differenti fedi e confessioni religiose, componenti dell’"Osservatorio interreligioso sulle violenze contro le donne", costituito a Bologna il 14 marzo 2019, siamo profondamente consapevoli del ruolo che il contesto culturale e le tradizioni religiose hanno giocato e giocano ancora nel mantenere in vita la disparità nel rapporto uomo-donna, secondo un sistema gerarchico di dominio maschile che struttura, più o meno visibilmente, l'intera società. Sappiamo che questo è il brodo di coltura da cui scaturiscono le violenze: quelle contro le donne così come tutte quelle che si fondano su ogni prevaricazione e discriminazione. Sappiamo anche che purtroppo la famiglia, idealizzata come luogo degli affetti e della cura, a volte si trasforma nell’incubatrice più pericolosa per l'esercizio di violenze di ogni genere nei confronti delle donne.
Per questi motivi, di fronte al "Congresso mondiale delle famiglie" che si terrà a fine marzo a Verona, ci sentiamo in dovere di segnalare il carattere ideologico discriminatorio e violento che emerge sia dal testo della convocazione sia dagli interventi preliminari pronunciati dai leader che parteciperanno all'incontro. La “famiglia naturale” che costoro sventolano come vessillo è un idolo che ha imprigionato le donne per secoli. Alla natura si attribuisce un valore fissista e prescrittivo che non ha nessun fondamento scientifico, ma che “funziona” nei discorsi demagogici. Ingabbiare l'amore nella cornice della "famiglia naturale", che esclude le famiglie omoaffettive, pronunciarsi contro una legge come la 194 che ha consentito a molte donne di salvarsi dalla morte causata da interventi clandestini, voler costringere le donne nel ruolo di macchine riproduttive a servizio della nazione, riproporre la "tradizione" come panacea di ogni male senza fare i conti con i dati storici della subalternità in cui le donne sono state relegate per secoli è, a dir poco, intollerabile.
Ma l'aspetto più grave in assoluto è la violenza culturale che sta dietro a tutto questo: è l'idea che ci sia un modello unico a cui tutte e tutti devono aderire, che per ognuno e soprattutto per ognuna ci sia un solo ruolo da ricoprire, e non sia ammessa alcuna “diversità” – pericolosa premessa per il rifiuto della/del “diversa/o” che viene da lontano, integrabile solo come schiava/o, magari sessuale.
L'Osservatorio interreligioso sulle violenze contro le donne vuole impegnarsi con determinazione e in ogni modo, campo e occasione per contrastare questa ingiustificabile violenza.