Il Primo Maggio, nelle nostre case, abbiamo celebrato la Festa del Lavoro.
Lo abbiamo fatto tutti e tutte, anche chi non ha mai smesso di lavorare, anche chi non sa ancora quando potrà riaprire.
Una celebrazione dettata dalla Costituzione. Un diritto, insomma, che durante questa pandemia è venuto meno. Anche in Italia. Soprattutto per le donne.
Oggi infatti sono numerose le attività che possono ripartire in base a quanto indicato nel Dpcm del 26 aprile scorso, maquali sono i lavoratori interessati a questa riapertura?
I dati riportano che il 72% dei lavoratori che oggi tornano al lavoro sono uomini. Il dato in sé non sorprende, perché manifattura e costruzioni sono attività in cui la presenza maschile predomina. Ciò che sorprende è l’evidente squilibrio di genere.
«Questo massiccio rientro al lavoro di uomini - scrivono gli economisti Alessandra Casarico e Salvatore Lattanzio - finirà per caricare di ulteriori compiti di cura le donne all’interno delle famiglie, rischiando di ridurre ancora di più la loro offerta di lavoro, già minata dalla chiusura delle scuole e dalla assenza di alternative credibili alla gestione diretta dei carichi familiari».
Secondo l'analisi Censis in Italia ci sono più laureate che laureati - sono 4.277.599, pari al 56% degli oltre 7,6 milioni di laureati - un dato in aumento negli ultimi cinque anni. Ma tutta questa preparazione serve a poco se il tasso di occupazione delle donne in Italia non arriva al 50%. Generalmente il 27% delle donne lascia il lavoro dopo il primo figlio e la pandemia rischia di peggiorare questa situazione, considerato la permanente chiusura delle scuole.
Il bonus baby sitter è ritenuto insufficiente dalla gran parte delle famiglie e il rischio di contagio ha privato moltissime di loro dell'aiuto delle lavoratrici domestiche. Da un lato molte donne sono rimaste senza lavoro, dall'altro su molte famiglie, soprattutto su molte donne, è ricaduto tutto il peso del lavoro domestico.
Nonostante siano le più colpite le donne sono considerate però anche una “risorsa per la ripresa”. Non a caso la ministra delle Pari Opportunità e la Famiglia, Elena Bonetti ha riunito una commissione di sole donne per un “nuovo rinascimento” del Paese.
Cosa faranno? Suor Alessandra Smerilli, una delle 12 economiste, imprenditrici e scienziate che ne fanno parte, parla di offrire «proposte concrete. Siamo divise in sottogruppi: ricerca e formazione, promozione del lavoro innovativo e inclusione, riorganizzazione e conciliazione vita e lavoro. Monitoriamo per cominciare. Con una convinzione: che le donne abbiano una marcia in più perché hanno una maggiore flessibilità, che è quantomai necessaria in questo momento. Manca lo sguardo femminile per la ripresa oggi. Lo sguardo è importante».
E allora anche noi, con il nostro sguardo, vi auguriamo buon lavoro!