Una settimana fa si è concluso il trentatreesimo viaggio internazionale di Papa Francesco da una terra dove il cuore del Pontefice non si allontanerà mai, l'Iraq.
Mentre arrivava, all'insegna del motto evangelico "Siete tutti fratelli”, l’Iraq approvava la legge per risarcire le donne yazide stuprate dall’Isis. Secondo Open Global Rights, la legge fornisce importanti misure di compensazione per le vittime compresi risarcimenti, riabilitazione, trattamento medico e opportunità economiche. Inoltre, qualifica espressamente i crimini commessi contro gli yazidi come "genocidio" e stabilisce che nessun responsabile possa essere incluso in un'amnistia.
La vittoria è di tutte e tutti, ma in primis di Nadia Murad e del suo avvocato Amal Clooney, che da anni combattono per questo traguardo e perché fatti come questi non si ripetano più. Una vittoria che ancora una volta ci mostra che “quando le donne siedono ai tavoli la pace dura di più”.
In Europa però le donne sono ancora meno della metà nei luoghi dove si decide, e sono sempre di più dove ci si prende cura. Il cammino è lungo, ma le donne in cammino sono molte.
Ci sono quelle che, dopo la recessione post-covid, vogliono tornare al centro partendo dal ridisegno dei progetti per la parità di genere previsti nel Recovery Fund e quelle che vogliono avere per la prima volta un ruolo centrale. Quelle che devono fare tante cose insieme e quelle che ogni giorno combattono.
E mentre in Italia ci si prepara all’ennesima stretta in attesa dei vaccini, i numeri nel mondo aumentano senza pietà: il Brasile continua a superare il record di vittime, Europa e Gran Bretagna dibattono sulle esportazioni dei vaccini e in Myanmar non cambia ancora nulla: qui ad uccidere non è il Covid-19 ma la guerra. E sono le donne della Chiesa locale che continuano a difendere gli emarginati e a chiedere la pace rivolgendosi direttamente ai militari.
L’8 Marzo dovrebbe essere iniziato la scorsa settimana e non finire più: la pandemia ha peggiorato le condizioni dei più fragili. Dalle violenze domestiche alla disoccupazione, dallo smart working alla povertà, il cammino dei diritti di tutte e di tutti è ancora lungo. L’importante è iniziare a dirlo. Come papa Francesco che in un Paese a maggioranza sciita chiede rispetto, attenzione e opportunità per le donne, “che consolano, confortano, danno vita” e nelle guerre subiscono le ferite più profonde.
E iniziare a farlo. Come in Africa, e piano piano anche qui.