È di pochi giorni fa la notizia che la proposta di candidatura al Nobel per la Pace 2021 per il personale sanitario italiano è stata accettata. La motivazione è la seguente: «Ha ricorso ai possibili rimedi di medicina di guerra combattendo in trincea per salvare vite e spesso perdendo la loro».
La candidatura è stata proposta dalla Fondazione Gorbachev e sottoscritta da Lisa Clark, Nobel per la Pace nel 2017, co-presidente dell’organizzazione umanitaria International Peace Bureau, rappresentante italiana di Ican-Campagna internazionale per l’abolizione delle armi nucleari. «Ho candidato il corpo sanitario italiano al premio Nobel per la Pace poiché la sua abnegazione è stata commovente. Qualcosa di simile a un libro delle favole, da decenni non si vedeva niente del genere. Il personale sanitario non ha più pensato a se stesso, ma a cosa poteva fare per gli altri con le proprie competenze», sono le parole di Lisa Clark.
Il premio comprende tutti: Medici, infermieri, biologi, tecnici di laboratorio, militari, ma anche Dottoresse, infermiere, biologhe, insomma, anche le donne. Donne sono, infatti, la maggioranza degli operatori sanitari.
In Italia gli ultimi dati disponibili pubblicati dal Ministero della Salute mostrano che il 66,8% del personale del Servizio sanitario nazionale è composto da donne, contro il 33,2% di uomini. Nel nostro Paese sono donne il 56% dei medici iscritti all’albo e sono quasi il doppio degli uomini tra i medici di meno di 40 anni. Eppure solo un terzo dei primari è donna: in Chirurgia ad esempio, le donne primarie sono 5, gli uomini sono 300.
Anche negli altri paesi sono gli uomini a detenere i ruoli dirigenziali anche se le donne ricoprono oltre il 70% dei ruoli. Le organizzazioni sanitarie internazionali sono dirette nel 69% dei casi da uomini e solo il 20% delle organizzazioni sanitarie ha parità di genere nei tavoli decisionali.
In questo quadro non così esemplare c’è chi da tempo ha chiesto più parità. Lo scorso anno un gruppo di 71 scienziate e ricercatrici di livello internazionale ha pubblicato una lettera di rivendicazione del loro ruolo. A un anno di distanza le task force e i governi sono cambiati, ma la presenza femminile al loro interno proprio no.
A febbraio, nel contesto dell’iniziativa “Women Leader in HealthCare”, è nato il network Donne Leader in Sanità, il primo passo verso la definizione di un progetto concreto. Un impegno per dare la scossa necessaria a cambiare gli equilibri fin qui conosciuti. «Sottoscrivere il nostro Manifesto - affermano le promotrici Patrizia Ravaioli, Guia Lanciani e Marica Orlandi - rappresenta un primo passo verso un impegno concreto nell’istituzione di nuove azioni che promuovano il talento femminile e le pari opportunità di carriera”. Perché, e non è una novità, includere le donne è un beneficio quantificabile.
Un’opportunità per tutti. E tutte. Non sprechiamola.