Il tempo della parresia Zambaldi
Sabato, 26 Febbraio 2022 13:03

Il tempo della parresia

Ci sono questioni vitali che continuano a essere rinviate in nome della “tradizione”. Il Cammino sinodale in Germania, Synodaler Weg, osa affrontarle con franchezza coraggiosa: la stessa “parresia” di Paolo di Tarso. Philippa Rath è una religiosa benedettina dell’abbazia Santa Ildegarda di Rüdesheim-Eibingen. Con il suo bagaglio di studi teologici, in Scienze politiche e Storia, è delegata della Conferenza degli istituti religiosi al Sinodo tedesco, nel quale partecipa al gruppo di lavoro (forum) sui ministeri e l’ordinazione femminile. Così risponde alle domande di Combonifem

Quale valore assume il Synodaler Weg in relazione al Sinodo universale della Chiesa cattolica?
Ci tengo innanzitutto a dire che noi, che stiamo vivendo il Sinodo in Germania dal 2020, apprezziamo che papa Francesco abbia avviato il processo per preparare il Sinodo universale del 2023: è un passo importante per il futuro della Chiesa. Devo però precisare che il Sinodo della Chiesa tedesca ha un’origine diversa. In Germania, vescovi, preti, religiose e religiosi, e donne e uomini del laicato si sono avviati insieme su un cammino di conversione che intende identificare le cause dell’abuso sistemico, intellettuale, spirituale e sessuale, su bambini e bambine, giovani e donne, all’interno della Chiesa, per eradicare questo male in modo duraturo.

Lo dobbiamo alle tante vittime: per far loro giustizia servono riforme radicali. A partire da tale contesto, il Synodaler Weg verte su quattro aree: “Potere e divisione dei poteri nella Chiesa”, “Vita sacerdotale oggi”, “Donne nei ministeri e negli uffici della Chiesa”, “Vivere in rapporti che funzionano: vivere l’amore nella sessualità e nella partnership”.

Su questi temi avanziamo proposte e raccomandazioni volte a cambiamenti mirati: alcuni possono essere realizzati dai vescovi della Germania nelle rispettive diocesi, altri devono essere approvati da Roma. Per noi è importante che le questioni che discutiamo e i documenti che produciamo siano considerati pronunciamenti della Chiesa tedesca offerti alla discussione di tutta la Chiesa cattolica. È il nostro contributo al Sinodo universale. Abbiamo la convinzione che le questioni da noi discusse siano rilevanti anche in altri continenti: ovunque nel mondo donne e uomini chiedono con urgenza che la Chiesa cattolica si riformi.

In cosa consiste la novità della metodologia e del lavoro della vostra Assemblea sinodale?
Per prima cosa il nostro Sinodo è stato intrapreso, come dicevo, da tutte le componenti ecclesiali insieme. Vediamo tutti che la Chiesa cattolica tedesca ha urgente bisogno di riforma per avere futuro e recuperare parte della fiducia e della credibilità che ha perso quasi totalmente.

L’assemblea è costituita da 230 partecipanti di ambo i sessi con diritto di voto. Ci trattiamo con rispetto, cosa che rende l’esperienza di grande valore: nel cercare appassionatamente la giusta via, si discute animatamente e talvolta ci si scontra – c’è tempo e spazio per farlo. In concreto, si tratta di ascoltare lo Spirito Santo e discernere dove ci conduce: in tal senso i due consiglieri spirituali, un prete e una donna competenti in teologia e spiritualità, svolgono un ruolo vitale. Così com’è importante che le sessioni siano moderate da un uomo, generalmente un vescovo, e da una donna.

Ogni forum, gruppo di lavoro di 30 partecipanti incaricato di produrre i testi da presentare all’assemblea, è ugualmente guidato da un vescovo e da una donna autorevole. Potete vedere che il Synodaler Weg garantisce l’equilibrio di genere sia nella metodologia di lavoro sia nel delineare i temi e gli obiettivi: abbiamo qui una differenza sostanziale rispetto al processo per il Sinodo dei vescovi del 2023, perché quest’ultimo sembra attribuire, sì, un ruolo chiave al “popolo di Dio” nella prima fase, ma allo stesso “popolo” non è data l’opportunità reale di partecipare al discernimento. Mi chiedo a cosa possa portare lo sforzo iniziale, quando il Sinodo del 2023 vedrà una più o meno esclusiva partecipazione dei vescovi.

Quali temi hanno attratto maggior attenzione e dibattito?
Finora una questione risultata particolarmente importante è quella del potere e della divisione dei poteri all’interno della Chiesa. Il senso della fede (sensus fidei) di tutti i credenti qui richiede responsabilità condivisa, azione collaborativa e diritto a partecipare sanciti per legge. Partecipazione, responsabilità condivisa e trasparenza sono le parole chiave, perché c’è un largo divario tra ciò che dice il Vangelo e il modo in cui il potere viene esercitato nella Chiesa. Problemi centrali sono il trasferimento dei poteri esecutivi, legali e di interpretazione delle Scritture.

Nel corso della storia questi poteri sono stati unilateralmente e inesorabilmente legati all’ordinazione presbiterale e dichiarati “sacrosanti”. Nella Chiesa il potere si è sottratto alle critiche, al controllo e alla condivisione delle responsabilità, cosa che in società pluralistiche, aperte e democratiche contraddice ciò che la gente sente e comprende come a norma di legge. Inoltre, la vocazione, i carismi, la dignità, i diritti, la competenza e la responsabilità di tutto il “popolo di Dio” sono stati sistematicamente ignorati. Ed è per questo che il ruolo delle donne è un altro tema così importante e centrale per il Sinodo tedesco. Si tratta di concretizzare la giustizia di genere nella Chiesa, ovvero tutte le persone battezzate e confermate devono, a prescindere dal genere, poter realizzare il carisma e la vocazione che ricevono da Dio e accedere a qualsiasi ufficio se ne hanno la capacità e la competenza.

Certamente meritano attenzione anche i gruppi di lavoro sull’essere prete e sulle relazioni feconde. Il primo tratta questioni relative allo sviluppo della personalità dei presbiteri e alla loro formazione, includendo il celibato obbligatorio per l’esercizio del ministero; il secondo gruppo riflette su un’etica delle relazioni totalmente nuova, più attenta alle realtà della vita di oggi che non all’attuale dottrina morale della Chiesa sulla sessualità. Le discussioni vertono sugli sviluppi dei pronunciamenti del magistero sulla sessualità nel matrimonio e su una riconsiderazione dell’omosessualità, con proposte di benedire le coppie omosessuali. Sono tutti temi che richiedono ulteriore discussione, e c’è tempo per farlo, dal momento che il Sinodo della Chiesa in Germania dovrebbe concludersi nella primavera del 2023.

Può approfondire le questioni del potere e del ministero delle donne?
Il documento su “Potere e divisione dei poteri nella Chiesa” intende riformare la struttura di potere in generale, dando concretezza alla partecipazione di tutti e tutte alla missione della Chiesa. Nel lungo periodo, il processo di riforma di questo Sinodo implica, nel suo complesso, un cambiamento di paradigma, una nuova prospettiva e consapevolezza di come ci trattiamo reciprocamente nella nostra Chiesa.
Puntiamo in alto, è vero, ma è necessario e non possiamo evitarlo, se vogliamo recuperare fiducia e credibilità. La sezione intitolata “Coinvolgere il popolo di Dio nella nomina dei vescovi diocesani” è molto importante; implica che i fedeli (donne e uomini) della diocesi abbiano il diritto di essere consultati e di decidere quando viene proposta la lista dei candidati.

A mio avviso è altrettanto importante la proposta di istituire consigli diocesani che garantiscano il diritto dei fedeli, uomini e donne, a essere consultati e a decidere, a livello tanto parrocchiale come diocesano, e che in futuro dovrebbero condividere le responsabilità con presbiteri e vescovi.
Personalmente, valuto positivamente la proposta di istituire agenzie indipendenti alle quali possano rivolgersi, senza paura, le vittime degli abusi di potere, anzi di tutti gli abusi, per ottenere aiuto, protezione e difesa. Lo dobbiamo alle tante vittime di abusi nella Chiesa.
Importante è anche il forum sulle donne nei ministeri ecclesiali e loro ordinazione, particolarmente caro alle tante che si sentono discriminate ed escluse, ma che è rilevante anche per molti uomini. Il testo base, che reclama espressamente la giustizia di genere, ha un peso considerevole: invoca un cambiamento radicale di mentalità e di coscienza per mettere in atto davvero le parole di Gal 3,28: «Non c’è giudeo né greco; non c’è schiavo né libero; non c’è maschio e femmina, perché tutti voi siete uno in Cristo Gesù».

E questo fondamentale concetto si traduce in una serie di suggerimenti per l’azione: la nomina di rappresentanti nelle istituzioni, nei consigli e nelle commissioni sarà attenta alla giustizia di genere; le donne potranno predicare durante la messa e partecipare attivamente alla formazione dei presbiteri; nelle facoltà teologiche donne e uomini avranno le stesse opportunità di insegnare; anche le cariche amministrative diocesane dovranno attenersi alla giustizia di genere.
Nelle parrocchie, comunità e unità pastorali, la Chiesa dovrà anche conferire ruoli di leadership alle donne che lavorano nella pastorale, dando loro responsabilità finora riservate ai presbiteri. Nella Chiesa sinodale del futuro, le donne dovranno poter assumere ministeri e ruoli di leadership senza restrizione.

Tale obiettivo è indicato nella bozza sul diaconato femminile. È dal Concilio Vaticano II che le donne aspettano di esservi ammesse. In concreto sono loro che, senza essere ufficialmente ordinate, svolgono gran parte del servizio diaconale.
Per porre rimedio a questa stortura e anche per dare maggior spessore al profilo del diaconato, si chiede alla Conferenza episcopale che proponga la modifica dell’articolo 1024 del Codice di diritto canonico, per il quale «riceve la sacra ordinazione esclusivamente il battezzato di sesso maschile», e così aprire il diaconato alle donne.

Il 5 di febbraio si è conclusa la terza Assemblea plenaria del Sinodo, con quali risultati?
Ammetto che il 2 febbraio ho raggiunto Francoforte con sentimenti contrastanti, ma tre giorni dopo ero piena di gioia e gratitudine.
È ormai evidente che il cambiamento in atto è profondo e irreversibile, sia negli atteggiamenti che nel modo in cui le situazioni concrete della vita vengono ora percepite.
La terza sessione della Plenaria del Synodaler Weg mi ha dato tanta speranza: sento che la Chiesa è pronta a chiedere perdono e a cimentarsi in riforme concrete per agire sulle cause sistemiche della violenza sessuale. Tante vittime, e non solo loro, attendono da troppo tempo che le riforme avvengano.

Tutte le 14 proposte sono state accolte a larga maggioranza. Il documento preparatorio del forum su “Potere e divisione dei poteri nella Chiesa” e le proposte per coinvolgere il “popolo di Dio” nella nomina dei vescovi sono passate a maggioranza qualificata dei membri del Sinodo e anche dei vescovi stessi, ovvero con i due terzi dei voti. Le altre proposte sono passate al vaglio di una prima lettura: quelle sull’uguaglianza di genere e sul diaconato alle donne, quella sul tema tanto controverso del celibato obbligatorio per i presbiteri e sulla necessità di considerare in modo nuovo l’omosessualità. Abbiamo anche dato attenzione alla modifica delle regole di impiego e delle norme disciplinari nella Chiesa. Anche le bozze di queste proposte sono state discusse ampiamente e approvate dai 2/3 dell’Assemblea plenaria; i testi, integrati con alcune modifiche, sono stati rinviati ai relativi gruppi di lavoro che li rielaboreranno in vista della seconda lettura.

Come si è svolto il confronto durante la Plenaria?
A parte rare eccezioni, il dibattito si è svolto in modo davvero esemplare, tra persone che si parlano con franchezza e rispetto secondo un sano spirito di famiglia. La mole di lavoro era enorme, ma grazie al senso di disciplina di ogni partecipante è stata svolta in modo completo. Questo mi incoraggia a perseguire con impegno la parità di genere nella Chiesa e continuerò a investire le mie energie per il riconoscimento di coloro che al suo interno soffrono emarginazione e discriminazione.

Mi sta a particolarmente cuore che il messaggio liberante del Vangelo possa splendere davvero, e per questo rimane ancora molto lavoro da fare. Dobbiamo continuare a dialogare per riuscire a percorrere insieme il cammino di rinnovamento e portarlo a termine con responsabilità condivisa.

Spero che nella primavera del 2023, con la grazia di Dio, si riesca ad approvare con largo consenso le proposte di rinnovamento. Allora il Sinodo della Chiesa tedesca avrà dato un contributo sostanziale al Sinodo universale.

A suo avviso, quale prospettiva rimane particolarmente importante?
Personalmente desidero offrire una parola sull’ordinazione femminile: è un soggetto che secondo me è di vitale importanza per il futuro della Chiesa cattolica. Si sta proponendo di istituire una commissione sinodale che affronti l’ordinazione sacramentale di persone di ogni genere e si concentri nell’esaminare criticamente la dottrina attuale e gli argomenti che essa porta per escludere le donne. In particolare sono oggetto di critica documenti quali Inter insigniores del 1976 e Ordinatio sacerdotalis del 1994, che hanno tassativamente precluso l’ordinazione delle donne.

Da quanto detto si può capire come il Synodaler Weg indichi sviluppi davvero consistenti: sebbene non si sappia ancora come sarà il documento finale, è chiaro che questioni che toccano un gran numero di persone devono essere prese in seria considerazione: devono emergere con chiarezza, ricevere attenzione ed essere risolte.
Abbiamo fiducia nella forza trasformante dello Spirito Santo, il quale guida la Chiesa là dove Dio vuole che essa sia.

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