La lettura femminista delle Scritture e la condivisione di percorsi sui temi ecologici e sociali ci hanno indicato la via da percorrere insieme per “convertire” le Chiese al modello evangelico, fatto di relazioni nuove non più patriarcali, capaci di superare ogni forma di potere. Per questo, accogliendo l’invito ricevuto con la convocazione del Sinodo “Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione” e descritto nel Vademecum per il Sinodo, possiamo trovare le radici del percorso sinodale nella storia stessa delle Comunità di Base (CdB) e in particolare dei Gruppi Donne.
Sulla scia del Vaticano II
Dalla fine degli anni Sessanta, anche grazie alle esortazioni del Concilio Vaticano II, ci siamo aperte al desiderio di cambiamento della società con una sempre maggiore attenzione alle persone in difficoltà, comprendendo le cause storiche e ideologiche dei conflitti che opprimevano gran parte dell’umanità.
In molte ci siamo ritrovate nelle Comunità cristiane di Base, nate spontaneamente negli anni Sessanta e Settanta tra gruppi cattolici, soprattutto in America Latina ma anche in Europa e in Italia, per cercare di dare una nuova consapevolezza alla vita di fede nel Dio di Gesù.
Facendo riferimento alla lettura della Bibbia ispirata alla “Teologia della liberazione”, alla “Pedagogia degli oppressi” e ai nuovi studi di storia e sociologia, camminando in sintonia con il mondo in trasformazione ci siamo coinvolte nelle lotte degli oppressi per perseguire la giustizia e la salvaguardia del creato.
Verso una Chiesa “altra”...
Non abbiamo mai pensato di creare un’altra Chiesa ma di contribuire a rendere “altra”, cioè più evangelica e credibile, direi più “sinodale e profetica”, la Chiesa cattolica da cui provenivamo, concepita come comunità aperta anche ad altre donne di fedi cristiane.
Siamo infatti in sintonia con coloro che, a livello personale o come movimenti, tentano di sperimentare percorsi nuovi di laica fedeltà all’Umanità e al Vangelo, in prospettiva ecumenica e mantenendo nei confronti dell’istituzione ecclesiastica cattolica un’autonoma capacità di giudizio, pur senza rinunciare a interloquire con essa.
… attraverso percorsi creativi
Nei cinquant’anni di vita delle CdB europee e italiane abbiamo seguito differenti percorsi nel tentativo di vivere la fede costruendo modi nuovi di essere Chiesa.
Su questa base abbiamo avviato un cammino comune, sinodale, scandito da incontri nazionali di confronto e di studio nei quali abbiamo costruito il patrimonio di esperienze che ci caratterizzano e che vogliamo costantemente fecondare condividendole anche con il mondo esterno all’ambito ecclesiale. Come “soggetto collettivo” ci riconosciamo in un collegamento di comunità e gruppi autonomi in ricerca di modi di essere Chiesa “altra”: donne e uomini alla scuola di Gesù senza padri né maestri, in una dinamica di riappropriazione/reinterpretazione del messaggio cristiano nei conflitti del nostro tempo.
Donne “scomode”
Nello specifico, il contributo che portiamo come Donne delle CdB nasce da lontano, dall’esigenza di realizzare un percorso femminista attraverso la nascita dei “Gruppi Donne delle CdB e le molte altre” a partire dal convegno del 23-25 aprile 1988 a Brescia: “Le scomode figlie di Eva. Le CdB si interrogano sui percorsi di ricerca delle donne”. In quel convegno abbiamo confrontato il diverso vissuto donna/uomo nelle nostre stesse CdB e approfondito la scomodità delle donne, ovvero la loro capacità di rimettere in discussione comportamenti e valori culturali, pratiche e saperi della società e delle Chiese.
Lo spirito di emancipazione e liberazione che ne è scaturito ha generato la prima celebrazione eucaristica presieduta da donne.
Esplorazioni coraggiose
I temi affrontati negli anni successivi dai nostri convegni e seminari nazionali li consideriamo argomenti centrali su cui si gioca la credibilità di questo Sinodo: “Noi donne fra estraneità e responsabilità” (1995), “Il corpo della legge, i corpi delle donne. Quale ordine simbolico?” (1999), “Al di là di Padre nostro. Il divino: come liberarlo, come dirlo, come condividerlo” (2001), “Il divino: abitare il vuoto. Segni, gesti e parole nelle relazioni quotidiane” (2006), “L’ombra del divino. Generare il limite: percorsi di vita delle donne” (2008), “Le orme del divino sulle strade dell’oggi. La forza mistica e politica del corpo-parola delle donne” (2015), “Il tempo dell’attesa. Intreccio fra esperienza spirituale e vita quotidiana” (2016), “I nostri corpi di donne. Da luogo del dominio patriarcale a luogo di spiritualità incarnata” (2019).
Oggi presentiamo “Visitazioni”, la narrazione della nostra storia di donne che si mantiene viva da 30 anni. Il testo, che per ora è disponibile solo in formato digitale, inizia con il brano della Visitazione di Luca dove si racconta l’incontro di due donne, due profetesse: Maria ed Elisabetta.
In questo incontro si sottolinea la fecondità della corporeità, l’autorità materna, la benedizione reciproca (benedire = ben-dire). Quel che unisce le due donne è il vivere il tempo dell’attesa della nascita dei loro figli, due uomini nati da donna che saranno due profeti fuori dal sistema patriarcale: Gesù e Giovanni Battista.
Una proposta sinodale
Scrivere insieme “Visitazioni” ci ha stimolate a fare rete, a collegarci sempre più ad altri gruppi e movimenti di donne, perché solo così sarà possibile rompere il silenzio e dar voce alle parole profetiche delle donne che per troppo tempo sono state costrette a ruoli subordinati.
Questo sinodare, “camminare insieme” da molti anni tra donne credenti, “diversamente credenti” e “non credenti” ci porta a vivere questo Sinodo della Chiesa cattolica come l’occasione per far giungere alle istituzioni quanto ascoltato e condiviso nel mondo femminile.
Riconoscendomi da sempre in questo cammino di donne, alla luce di quanto detto vorrei proporre alcune azioni da realizzare nella comunità cattolica per concretizzare il Sinodo:
• leggere i segni dei tempi, nel senso di esprimere messaggi liberanti in grado di portare una spiritualità adatta all’odierna situazione culturale caratterizzata dalle conoscenze scientifiche e dalla conoscenza della natura, superando una visione di Dio lontano da noi, creatore e onnipotente, che giudica e s’impone, e una religione basata su dogmi e meccanismi di sottomissione, in una parola quello che viene definito dalla teologia contemporanea il “teismo”;
• ascoltare e confrontarsi con altre religioni, non solo cristiane, perché sicuramente dal confronto delle differenze può nascere solo arricchimento, come il superamento delle discriminazioni che ancora oggi escludono le donne;
• liberare la comunità cristiana dalle sovrastrutture pesanti che ne inficiano la credibilità perché impediscono di riconoscere l’autenticità del messaggio evangelico portatore di liberazione per tutti e tutte.
Mi sento di affermare che le donne sono motore di sinodalità: la Chiesa potrà essere più evangelica solo se riconoscerà il valore e la specificità delle donne in un contesto di pari opportunità. Le donne credenti, oggi, rafforzate dalla memoria di una ricca genealogia femminile e da queste reti di relazioni, vogliono continuare a camminare insieme per costruire una evangelica comunità cristiana.