Ci sono 1.1 miliardi di ragazze nel mondo, e ognuna di esse merita uguali opportunità di costruirsi un futuro migliore. Sono una fonte di energia, potere e creatività. Potrebbero guidare il cambiamento.
Tuttavia, la maggior parte delle ragazze ogni giorno affronta difficoltà e discriminazioni e coloro che vivono in situazioni di crisi soffrono ancora di più. Quest'anno, la Giornata internazionale della ragazza (11 ottobre) si è concentrata sul tema, "EmPOWER girls: prima, durante e dopo i conflitti".
Ogni dieci minuti, infatti, da qualche parte nel mondo, una ragazza adolescente muore come conseguenza della violenza: le guerre hanno prodotto circa 100mila bambine soldato, un piccolo esercito di ragazzine costrette a imbracciare un’arma nonostante la giovane età (tra i 14 ed i 18 anni). Bambine e ragazze, inoltre, vengono spesso costrette a subire abusi e violenze o a diventare le “mogli” dei combattenti più anziani. Ogni due secondi una bambina o ragazza con meno di 18 anni diventa una baby sposa, vedendo così finire i suoi sogni e le sue speranze, con gravi conseguenze per la loro salute e il loro sviluppo. Nel 2016 sono state registrate 21 milioni di gravidanze tra le ragazze di età compresa tra i 15 e i 19 anni che vivono nei Paesi in via di sviluppo e nel 49% dei casi si tratta di gravidanze non cercate. E ancora, ogni anno, circa 70mila ragazze muoiono a causa del parto e delle complicanze legate alla gravidanza, mentre delle 2,4 milioni di persone vittime di tratta le bambine rappresentano ben il 20%.
E’ allarmante la fotografia scattata dal nuovo Dossier Indifesa di Terre des Hommes per fare luce sulla condizione delle bambine e ragazze nel mondo, evidenziando situazioni che compromettono le loro prospettive future per il lavoro e l'indipendenza finanziaria.
In tutto il mondo, le ragazze stanno alzando le loro voci per combattere a favore dei loro diritti e la loro protezione in tutti i contesti.
C’è Rayanne Cristine Maximo Franca, giovane attivista brasiliana che da quando ha lasciato la sua casa, a 17 anni, ha intrapreso una ricerca impegnativa dei diritti e del riconoscimento per le giovani donne indigene. Oppure Elizabeth Chatuwa, 28 anni, che è entrata nell’Associazione delle Ragazze Guida da quando ne aveva dieci. Oggi è la commissaria per la gioventù distrettuale dell'Associazione in Malawi, istruisce le giovani donne e aiuta lo svolgimento di programmi formativi come quello delle voci contro la violenza, sviluppato congiuntamente dalle donne delle Nazioni Unite e dall'Associazione Mondiale delle Ragazze Guida per rendere le giovani donne consapevoli dei loro diritti.
Sono ragazze che stanno lavorando per porre fine alla violenza e allo sfruttamento, con l’obiettivo di ottenere il riconoscimento dei i propri diritti indigeni, per costruire comunità pacifiche e coese.