In passato la migrazione femminile era correlata principalmente a un progetto di ricongiungimento familiare. Negli ultimi decenni, invece, emerge un progetto migratorio autonomamente intrapreso da donne, che risultano la maggioranza nei Paesi “sviluppati”.
Secondo dati Onu, in Europa nel 2015 le donne costituivano il 52,3% della popolazione emigrata. Prevalgono anche in Nord America (51,2%), Oceania (50,6%) e America Latina (50,4%).
Sono invece minoritarie in Africa (46,1%) e soprattutto in Asia (42%). In particolare, negli ultimi 25 anni, per l’Africa e ancor più per l’Asia si è riscontrata una diminuzione nella proporzione di donne che emigrano.
Le medie continentali, però, non fanno giustizia delle differenze nazionali, talora anche marcate.
L’Europa è il continente che negli ultimi 25 anni registra un costante incremento nella proporzione di donne emigrate.
Oltre gli stereotipi
I Paesi dai quali è partito il maggior numero di donne, hanno caratteristiche molto diverse: alcuni sono “giganti demografici”, come India e Cina, e quindi con facilità rientrano in questa classifica, altri sono Paesi con un buon livello di benessere, come Germania, Regno Unito e Stati Uniti, segno che le buone condizioni nel proprio Paese non sono un freno alle migrazioni; altri ancora sono Paesi da cui moltissime donne partono per lavorare soprattutto in ambito domestico, come Ucraina, Filippine e Romania.
Confrontando la migrazione in base al genere, abbiamo rintracciato i primi venti Paesi da cui partono proporzionalmente più femmine che maschi (tabella 2). Si notano ancora nazioni eterogenee, alcune con un elevato livello di benessere, come Canada, Svezia e Finlandia, altre caratterizzate, oltre che da mobilità lavorativa, da migrazione matrimoniale: come Thailandia, Paesi dell’Est europeo e America Latina.
Migrazione emancipata
Le donne non si spostano solo per motivi di famiglia o lavorativi.
Le ragioni della loro migrazione si sono estremamente diversificate, anche in relazione alla maggior emancipazione delle donne in molti Paesi: oggi è socialmente accettato in molte culture che le donne possano emigrare da sole, cosa impensabile in molti luoghi anche solo mezzo secolo fa.
Anzi, per alcune donne l’emigrazione costituisce di per sé un momento di emancipazione: l’allontanarsi da contesti patriarcali, il poter guadagnare autonomamente denaro che poi viene inviato per sostenere la famiglia, può contribuire a scardinare alcune dinamiche di potere basate sul genere e sulle relazioni uomo-donna.