Qual è, secondo lei, il ruolo delle donne nel ripensare l’economia?
La parola economia viene dal greco oikos-nomos, che vuol dire gestione della casa, dove per “casa” possiamo intendere l’abitazione, ma anche il pianeta Terra. È una gestione molto delicata, soprattutto se la pensiamo in termini di sostenibilità. Se vogliamo che l’economia sia più vicina alle persone, più umana, più sostenibile, allora credo che vada studiata e pensata insieme, uomini e donne. La scienza economica fin dal suo nascere si è costruita un po’ tutta al maschile. Il linguaggio nelle imprese è molto maschile, e credo che i tempi siano maturi per fare più spazio a un pensiero “altro”.
Le donne in questo passaggio hanno un ruolo fondamentale, e cioè quello di sperimentare nuove forme per vivere le organizzazioni e le imprese, ma anche per aiutare a trovare nuovi paradigmi per leggerle. Abbiamo bisogno di leggere la complessità e di poter sognare, pensare e vivere un’economia a misura di persona, della relazione fra noi, e anche a misura del pianeta. Un’economia riconciliata con la vita.
Perché ha dedicato tanta attenzione all’altra metà dell’economia, ovvero alla sua dimensione femminile?
La dimensione femminile ha tanto a che fare con i “carismi” e con la vita. La cultura che abbiamo realizzato in questi millenni soffre soprattutto per l’eclisse del femminile e, forse, per una sua presenza eccessiva nell’educazione e nella cura. C’è troppo femminile nella vita privata e troppo poco nella vita pubblica. Nel libro L’altra metà dell’economia abbiamo cercato di individuare i tratti, le dimensioni caratteristiche del principio carismatico/femminile, declinandolo nella gestione delle organizzazioni. Parliamo così della sfida di andare oltre la gerarchia, dell’importanza dei premi e dei colloqui. Tratti accomunati dalla sfida di vivere il principio della gratuità nella vita civile ed economica.
Dopo Benedetta economia, che presenta “carismi” prevalentemente incarnati da uomini, avete scelto di focalizzare la dimensione femminile…
Nel libro L’altra metà dell’economia Luigino Bruni ed io spieghiamo che il principio carismatico e il femminile hanno in comune alcuni elementi fondativi: il primato della vita (niente come la donna e come i carismi amano e generano la vita, e la mettono prima di ogni cosa), il primato della prassi sulla teoria, il primato della carità rispetto alla verità, il primato della gratuità e quello dei beni relazionali sulle merci.
Ci sono donne che hanno messo esplicitamente in discussione il modello economico dominante?