Nel mondo, una donna su tre è vittima di violenza.
Un dato che in questi giorni ha inondato tutti i media. Ma quanti di noi si sono fermati a riflette su cosa significhi questo dato? Diffonde un messaggio straziante: per ogni tre donne che conosciamo - una madre, una nonna, una sorella - statisticamente una di loro sta subendo o ha subito una violenza. A pensarci, è pietrificante.
Eppure c’è chi, anche dopo una violenza ha la forza di parlare. Il coraggio di denunciare. La volontà di prendere l’iniziativa e combattere.
Proprio per dare voce a questa vittime, e appoggiandosi allo slancio dei movimenti globali e delle campagne di base come #MeToo, #TimesUp, #BalanceTonPorc, #MetooIndia e HollaBack!, UN Women ha promosso 16 giorni di attivismo per contrastare la violenza di genere e celebrare la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, al grido di Orange the World: #HearMeToo.
Ascoltami. Ascolta quello che ho da dirti. #HearMeToo porta in primo piano le voci di donne e ragazze sopravvissute alla violenza, che stanno difendendo i diritti delle donne ogni giorno, che stanno agendo lontane dalle notizie di attualità o dai titoli dei media. Un movimento che dà voce, occhi, volti a storie che potremmo non aver visto sui giornali o non aver sentito sui social media.
Le loro voci e storie devono essere ascoltate.
Per molte di loro, il momento #HearMeToo non è ancora arrivato, perché parlare e raccontare può avere conseguenze fatali. Ma oggi, grazie anche ai social media, voci da diverse parti del mondo possono incontrarsi e raccontarsi. In questo modo è stato possibile raccogliere innumerevoli storie: come quella di Malti Tudu, che in India parla alle ragazze dei diritti delle donne, dell’uguaglianza di genere e boicotta i matrimoni con le spose bambine.
O Hajer Sharief, che in Libia combatte per una democrazia pacifica che tuteli le donne e il loro accesso all’istruzione, al lavoro e a una vita normale in generale. L'organizzazione di cui è fondatrice, "Together We Build it", conduce regolarmente sondaggi pubblici ottenendo centinaia di storie sulla violenza che donne e ragazze stanno affrontando, sia nel contesto privato che in quello pubblico. Uno dei progetti principali è "Super Nasaween", “Super donne” in arabo: una campagna che, attraverso storie a fumetti, incoraggia le donne e le ragazze a combattere contro la violenza.
E poi c’è Emmanuella Zandi Mudherwa che a 21 anni ha fondato la sua organizzazione no-profit a Kinshasa, nella Repubblica Democratica del Congo, per promuove l'emancipazione femminile da parte delle ragazze. Oggi ha 12.000 membri in tutto il paese.
E poi ancora molte altre, tra cui Ina Grădinaru: una giovane psicologa che, in Moldavia, aiuta le donne a denunciare e a sfatare il mito che ciò che la violenza è una questione privata.
Sono tanti i racconti che scaldano le pagine di Orange the world, #HearMeToo e raccontano al mondo, quello che il mondo finge di non sentire. Storie di violenze, coraggio, accoglienza, che sfidano gli squilibri del potere e influenzano un cambiamento duraturo e possibile.