Con una laurea in Economia dello sviluppo, la mia competenza risultava difficile da collocare negli ambiti tematici di The Economy of Francesco.
Il professor Luigino Bruni, che mi segue negli studi di dottorato alla Lumsa, ha percepito la mia esigenza di essere generativa in famiglia ma anche nel mondo del lavoro. È lui che mi ha coinvolto in “Economia è donna”: rispetto agli altri, è un villaggio piccolo, con soltanto 40 partecipanti, di cui appena due maschi.
Urgenza dello sguardo femminile
Il villaggio “Economia è donna” ha sviluppato tematiche quali diseguaglianza, vocazione, conciliazione lavoro-cura… comuni anche ad altri villaggi, ma dedicare esplicitamente un villaggio alla donna si è reso necessario per superare la persistente separazione fra “mondo della casa”, gestito principalmente dalla donna e pervaso generalmente da gentilezza, collaborazione e cura, e “mondo del lavoro”, dove prevale in modo più diffuso la mentalità “maschile” di competizione, affari e interesse personale.
Culturalmente, la separazione fra i due mondi è ancora netta. Per questo una donna che, avendo una famiglia numerosa, riveste un ruolo di particolare responsabilità, suscita sempre l’interrogativo “come fa a conciliare lavoro e famiglia?”, mentre la domanda non si pone per un uomo che riveste lo stesso ruolo.
Per realizzare un’economia più attenta al benessere delle categorie sociali più svantaggiate, questi due mondi che, semplificando, potremmo definire “della donna” e “dell’uomo”, devono contaminarsi, così da far prevalere la cooperazione sulla competizione. Di solito l’uomo, educato all’efficienza, considera prioritari i propri compiti, mentre la donna, maggiormente plasmata dalla vita di famiglia, pensa anzitutto al bisogno di chi è più vulnerabile: attorno a questo organizza tutte le altre attività. Per questo, un uomo cui viene affidata la cura di un bambino di quattro mesi a fine giornata è distrutto, una donna no.
Ancora squilibrio “educativo”
Il villaggio “Economia è donna” era costituito quasi esclusivamente da donne: fra i partecipanti giovani si era iscritto soltanto un laureato in comunicazione di Urbino, mentre fra i senior ha partecipato Sebastian Welisiejko, dell’Argentina.
Da notare che non coinvolgersi in questo villaggio è stata una scelta da parte degli uomini, a conferma che la necessità di portare nell’economia lo sguardo femminile non è ancora da loro avvertita. C’è una “distorsione cognitiva” da sanare, e uno dei progetti proposti dal nostro villaggio si concentra proprio sull’educazione.