L’incontro ufficiale fra Unione Europea e governo turco, avvenuto lo scorso lunedì ad Ankara, ha sollevato voci e polemiche.
Il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, e la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, vengono ricevuti da Erdogan in una sala nel palazzo presidenziale. La stranezza è che ci sono solo due sedie, al centro si accomoda Erdogan, alla destra Michel, ma manca quella che spetterebbe a von der Leyen, che viene fatta sedere su un divano a lato.
Dell’incidente si parlato molto perché rientra in un dibattito molto più ampio e longevo che comprende lo scarso riguardo nei confronti dei capi delle istituzioni europee da parte di leader stranieri, il sessismo nei confronti delle leader donne e il conflitto latente fra istituzioni dell’Unione Europea. Ma il sunto è che in questo modo la Turchia ha dato uno schiaffo a tutte donne del mondo. Uno schiaffo che arriva a ridosso dell’uscita di Ankara dalla Convenzione di Istanbul contro la violenza sulle donne.
Altro schiaffo al genere femminile arriva dal primo ministro pakistano Imran Khan che in una recente intervista ha affermato che le violenze sulle donne sarebbero dovute al "modo di vestire" delle sue connazionali. Le dichiarazioni di Khan sconcertano anche perché sono successive alla decisione di far diventare legge l’ordinanza anti stupro che prevede tribunali speciali per processare i casi di violenza sessuale in massimo 4 mesi, l’istituzione di cellule anti-stupro che forniscano esami medici entro 6 ore dalla presentazione della denuncia e la creazione di un registro nazionale dei molestatori sessuali.
Un’ordinanza che sembra essere un’iniziale presa di coscienza verso la volontà di scardinare il Paese dal quel quartultimo posto nella classifica del Global Gender Gap 2021. Forse non abbastanza per abbandonarsi a un sospiro di sollievo, ma è sicuramente un inizio.
Un altro ottimo inizio è l’elezione di Vjosa Osmani-Sadriu a presidente del Kosovo, avvenuta lo scorso 4 aprile. In un paese intriso di patriarcato, Vjosa Osmani sostiene di voler dare nuovo slancio al proprio paese combattendo la corruzione e i crimini, inclusi quelli di guerra.
Ad ispirarla nel suo percorso, come afferma in un’intervista, è quel gruppo di giovani donne leader politiche che si stanno affermando nel mondo come Jacinda Ardern in Nuova Zelanda, Sanna Marin in Finlandia e Kaja Kallas in Estonia: «In tutto il mondo, le donne hanno aperto una nuova era nel modo di fare politica, con azioni responsabili ed etiche».
Un esempio di come, anche mentre il quadro internazionale - tra Ue, Turchia e non solo – si complica, anche mentre continua l’attacco ai diritti delle donne ovunque, anche da un divano laterale, continui impervio il cammino delle donne in politica.