La nostra cultura, come ogni cultura, è pervasa da stereotipi che spesso ingabbiano le persone in ruoli di dominio o di marginalità. Ci sono “bulli” che aspirano al dominio e potenziano in modo ossessivo la propria forza fisica, e ci sono “pupe” che investono energia e tempo in assillanti cure dimagranti e di bellezza, per sedurre con il proprio corpo. Due cliché che diventano gabbie e sviliscono la vita maschile e femminile, le fanno semplicemente violenza.
Ma c’è ben altro nel mondo maschile: ci sono uomini che amano prendersi cura della sposa, della compagna di vita, dei figli, delle figlie e delle persone anziane, in casa e fuori. Uomini che non devono imporsi di non piangere quando sono sopraffatti dal dolore. Sanno che il potere non lo si esercita su qualcuno o qualcosa, ma con l’altro e l’altra, come possibilità di creare, insieme; come comunità, come famiglia, come società.
E c’è ben altro nel mondo femminile: donne che nutrono la vita che la storia ufficiale ignora; hanno una grande forza interiore, per armonizzare la complessità che le avvolge e prendersi cura, quotidianamente, della famiglia, del lavoro, di chi rimane ai margini della “civiltà dei consumi”.
Per questo abbiamo dedicato questo dossier a una questione che ci sembra di primaria importanza: educarci alla partnership, a quel modo di relazionarsi pervaso di rispetto per le differenze, lieto di contemplare la molteplicità del mondo senza spaventarsi per l’incapacità di controllarlo.
Ed educare all’affettività fin dalla prima infanzia, perché stereotipi di genere possono già radicarsi precocemente nei bambini e nelle bambine, e tarpare lo sviluppo dei loro talenti. Educare a relazioni equilibrate e rispettose, antitetiche alla sopraffazione e alla violenza. Spazio creativo e sacro, che fa fiorire l’umano.
Un processo di scoperta che non procede a colpi di slogan; non attecchisce sul terreno di pregiudizi che si scontrano. Richiede fiducia, responsabilità condivisa, confronto esigente e arricchente in una società plurale che evolve.
La rubrica Fuori rotta, per esempio, racconta episodi di sopraffazione in Palestina. L’autrice li ha vissuti in prima persona, ma non esprime la violenza di un popolo su di un altro: esprime piuttosto la violenza di alcune persone su altre, e la resistenza ostinata di queste ultime. Ci sono rabbini che difendono i diritti dei palestinesi, e soldati e soldatesse israeliane che scontano il carcere per aver fatto altrettanto.
E questa complessità non disorienta. Ci invita semplicemente a far fiorire l’umano.
Far fiorire l’umano
Per la ricorrenza dell’8 marzo, Giornata internazionale della donna, il mese che accoglie la primavera viene generalmente dedicato al mondo femminile. Noi lo dedichiamo alla relazione fra donne e uomini, alle potenzialità di vita che scaturiscono dal maschile e dal femminile che sanno crescere insieme in armonia.