L’idea che la “guerra fra i sessi” sia una realtà immutabile ci viene inculcata da quasi cinquemila anni attraverso miti e narrazioni che hanno condizionato pesantemente il nostro modo di percepire le relazioni, la realtà esterna, la “materia”, che non è mai inerte, e lo “spirito”, mai disgiunto dalla materia. Materia e spirito formano un insieme che rassomiglia molto all’antica immagine del Tao, dove elemento “femminile” (Yin) e “maschile” (Yang) non sono connotati in modo stereotipato come negativo/positivo o passivo/attivo.
Rifuggire dal dominio
La visione di dominio “androcratica”, in cui il maschile domina sul femminile e su ogni altro essere vivente, ha tarpato le ali alla vita. Da oltre quattromila anni giustifica società violente, altamente gerarchizzate e militarizzate, orientate alla conquista di beni e territori. Società impermeabili alla compassione per altre creature, umane e non. Nel “modello di dominio”, la violenza verso l’altro e l’altra si ripresenta con le medesime modalità in società di qualunque etnia, lingua e cultura.
Ma non è sempre stato così. L’archeologia ha fatto emergere società antiche ispirate alla partnership, a un “modello mutuale” in cui armonia e gioia permeavano tutte le relazioni, anche sessuali. Donna e uomo venivano egualmente valorizzati nella loro umanità e il potere esprimeva la possibilità di creare qualcosa, insieme, come comunità. Non era potere su qualcuno o qualcosa.
Società mutuali esistono anche oggi, ma sono relegate ai margini della società dei consumi e delle dittature: fra queste, i Pigmei della foresta equatoriale e i Moso della Cina sudoccidentale. Sono egualitarie e hanno una struttura cooperativa, pacifica.
Uno sguardo al passato
Riane Eisler nelle sue pubblicazioni intraprende un interessante viaggio nel passato per trovare visioni possibili per il nostro futuro; alternative verosimili a un presente così denso di violenza verso chiunque venga interpretato come “categoria umana inferiore”: le donne, gli “stranieri”, le persone anziane, i bambini e le bambine.
Le civiltà europee, prima che i Kurgan, popoli della steppa, invadessero a ondate successive le zone fertili, erano società mutuali, dove femminile e maschile si valorizzavano reciprocamente. L’archeologia ha rivelato l’esistenza delle “civiltà della dea”, in cui prevalevano lo stupore per la vita piuttosto che la volontà di dominio. La Creta minoica ne era un esempio.
Attingendo a quel passato, Riane Eisler esorta a esplorare “nuovi percorsi per il potere e l’amore”: la partnership può diventare nuovamente l’anima delle nostre società, nella gestione condivisa, ecologica ed equanime del nostro pianeta, ricordandoci la nostra ancestrale e profonda connessione con le stelle.
Un invito a riattivare la coscienza originaria di unità fra tutte gli esseri viventi: ritornare a quel tempo, nella nostra memoria genetica, nei nostri sogni, in cui eravamo una specie nata per vivere insieme sulla terra, come i suoi bambini e bambine magiche