Parma, nodi da sciogliere Ibrahim e Famiglia Coccoi CIAC
Domenica, 30 Giugno 2019 07:14

Parma, nodi da sciogliere

Dall'associazione Ciac, l'analisi della situazione accoglienza-immigrazione.

Gli effetti del decreto 113/2018 diventeranno evidenti con il passare degli anni, ma nell’associazione Ciac, che da anni opera nell’accoglienza a Parma, abbiamo già notato due gravi conseguenze.

Aumenta l’irregolarità, come certificato dall’Ispi e anche dalle domande d’asilo, che hanno registrato un crollo di riconoscimenti già a seguito di una circolare del ministero dell’Interno del luglio 2018, ovvero prima che il decreto 113/2018 venisse approvato. Nei primi due mesi del 2019 i riconoscimenti della protezione internazionale sono stati 15 su 165 domande, con più dell’80% di dinieghi. È preoccupante che molte persone restino senza alcuna prospettiva. Dal punto di vista sociale, chi finisce nell’irregolarità diventa invisibile: viene reclutato per lavoro bracciantile sommerso o si dilegua in altri Paesi europei.
La visibilità sociale dell’aumentata irregolarità può rimanere molto contenuta, perché non fa mostra di sé sulle panchine dei giardini pubblici o davanti ai centri commerciali a elemosinare. Ne deriva che l’impatto sulla popolazione e la politica rimane contenuto, ma ciò rende la situazione ancor più grave, perché dell’irregolarità si perdono le tracce e la criminalità può agevolmente trarne profitto.

L’accoglienza dei richiedenti asilo è più difficile. Lo Sprar non prevede più l’ingresso di richiedenti asilo, affidati ai Centri di accoglienza straordinaria (Cas) secondo standard che non garantiscono neppure i servizi essenziali. I compiti degli operatori sono più di controllore e sorvegliante che di mediatore sociale. L’apprendimento della lingua italiana, la tutela legale e l’assistenza psicologica e sanitaria sono sparite. Questo ha generato un rifiuto da parte di alcune associazioni e cooperative, non tanto per i tagli economici quanto perché non accettano di essere ridotte a “guardiani” che registrano solo gli orari di uscita e rientro nel centro di accoglienza.

Volontariato: un dilemma
Ci sono persone, già accolte in Cas che operavano bene, soprattutto i centri di accoglienza femminile per vittime di tratta e nuclei mamma-bambino già pronti a diventare Sprar, che oggi sono gravemente penalizzate: i centri non possono essere convertiti in Sprar e in ogni modo – se continuano a operare – non hanno più il dovere di offrire servizi qualificati.
Talvolta, grazie all’intervento di volontari e volontarie, i servizi dei Cas vengono comunque mantenuti, ma questa generosità personale rischia di legittimare la riduzione degli investimenti. Il sistema di accoglienza richiede interventi professionali che devono essere retribuiti: a scuola le insegnanti non sono volontarie…
La mobilitazione volontaria e civile, in questa fase, sembra l’unica soluzione per garantire la qualità dell’accoglienza, ma entro quale cornice muoversi? È importante che tale mobilitazione non venga a sostituire figure professionali qualificate. Il servizio volontario, pertanto, genera un dilemma. Come Ciac cerchiamo di risolverlo mettendo in rete realtà che mantengono il servizio Sprar in alternativa al sistema Cas: l’affiancamento è fatto da sportelli di assistenza legale entro un patto con tutti gli enti istituzionali, quali i Comuni, che garantiscono tutela alle persone richiedenti asilo.

Mobilitazione civile
Ogni territorio ha le sue specificità: a Parma una trentina di volontari si è resa disponibile per affiancare i Cas, sia con volontariato che con sostegno economico al lavoro professionale necessario.
Emerge l’importanza di mobilitare la società civile, cittadini e cittadine che nei momenti di forte polarizzazione, come quello che stiamo vivendo, chiedono di essere coinvolti. Quando l’inerzia decresce, diventa essenziale mettere a sistema quelle parti di “volontariato politico”, oltre che di azione caritativa, consapevoli nel difendere la professionalità e disposte a lavorare in sinergia con i Cas etici. Si tratta di esplicitare e rendere pubblica la sussidiarietà fra volontariato e presenza di operatori professionali retribuiti, che non si sostituisce allo Stato.

La battaglia legale
Residenza e bandi dei Cas sono già stati impugnati davanti ai tribunali perché non rispettano la Direttiva europea sull’accoglienza o perché la retroattività della legge è contestata.
C’è un rinforzo dell’attività giurisdizionale che impegna molto e comincia anche a dare i suoi frutti, con sentenze che si appellano alla Costituzione e ad altre normative di legge.

Continua...

Last modified on Domenica, 30 Giugno 2019 07:26

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