Mi chiamo Giulia e vivo a Verona.
Ho conosciuto le Missionarie comboniane per caso: era il 2016, e i miei genitori avevano offerto collaborazione saltuaria per accompagnare l’inserimento di tre giovani profughe ospitate dalle suore.
Da allora mi sono coinvolta di più. Dopo la laurea magistrale in Scienze della formazione primaria, nel 2018 sono partita con il programma Erasmus post-laurea dell’Università di Padova per insegnare in una scuola primaria in Portogallo, a Lisbona. Lì sono stata accolta come una sorella dalle Missionarie comboniane. Da marzo a luglio ho trascorso mesi davvero belli, in particolare con suor Mary Carmen, a Fetais, una periferia molto povera ad alto tasso di immigrazione.
Rientrata a Verona, mi sono aggregata al Gim locale. E ora vi racconto l’ultima esperienza in Portogallo, dove ho trascorso un mese di servizio con una ong, senza però perdere il contatto con la Famiglia comboniana di Lisbona.
Il gesto di Tatiana
Tutto inizia con Luisa, una donna ultrasettantenne di origine russa. Era arrivata in Portogallo per far luce sulla morte della figlia, ma, non trovando un lavoro che le permettesse di pagarsi almeno una stanza, dopo un po’ ha iniziato a bivaccare in aeroporto a Lisbona. La sua amica Tatiana, come lei russa ma già da anni in Portogallo, è venuta in suo soccorso: ha aperto le porte della sua casa angusta, dove vive con due figli piccoli e il marito affetto da una malattia invalidante. Un gesto di cura, anzi, di fede cristiana messa in pratica.
Ovviamente, Tatiana non poteva ospitare Luisa a lungo…
Parole e fatti
Suor Mary Carmen, fratel Zé Manuel, padre Horácio e io siamo venuti a conoscenza della precaria situazione di Luisa. Che fare? Abbiamo ricordato l’esortazione di papa Francesco: «Una fede senza opere, che non ti porti all’incontro con Dio, che non ti coinvolga e non ti porti alla testimonianza, non è fede ma sono solo parole e niente più che parole». Così abbiamo cominciato a cercare un alloggio per Luisa.
Ci ha aiutato anche Donna Signa, una signora di origine africana: povera e malata, è sempre disponibile ad aiutare il prossimo. Mentre andava al lavoro in autobus ha visto l’annuncio di una stanza in affitto e ha pensato che potesse servire a Luisa. Siamo subito andati al Bairro dos Cucos per vedere la stanza, e abbiamo scoperto una realtà di miseria e degrado inimmaginabile: moltissime persone, di differenti culture, stipate in uno spazio piccolissimo e sommerse dai rifiuti. Un’insicurezza totale!
La stanza in affitto era un buco senza finestre, con accesso a un bagno condiviso pressoché inutilizzabile: tutto al modico prezzo di 180 euro al mese!
Ricerca faticosa
Abbiamo confidato a Dio le nostre preoccupazioni e siamo andati a trovare Luisa. Piangeva: troppa la sua sofferenza e la paura per il futuro. Mi sono ricordata frammenti del Vangelo: «Chi ti sembra che tra loro sia stato il prossimo? – Chi ha avuto compassione di lui» (Lc 10,25-37). «In verità vi dico, ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli le avete fatte a me» (Mt 25, 40).
E proprio la forza di queste parole mi ha portato a “farmi prossima”. D’accordo con tutta l’équipe comboniana, ho affittato una stanza per Luisa: una settimana in un appartamento turistico. Quando l’abbiamo accompagnata nella sua nuova dimora, era disorientata e impaurita. Così io sono rimasta con lei, e l’ho aiutata ad ambientarsi e instaurare relazioni serene con i coinquilini. È stato bello per me affiancarla e alleviare la sua disperazione, pur senza alcuna particolare pretesa.
Così lei ha trovato un po’ di ristoro, e noi abbiamo avuto tempo per risolvere la sua emergenza abitativa. Sempre spronate da papa Francesco, abbiamo cercato una stanza presso gli istituti religiosi della zona, e domenica 16 giugno Luisa è stata accolta, senza preclusioni e condizioni, nella comunità delle Suore francescane di Nostra Signora di Lisbona. A loro il nostro grazie sincero per essere parte di una Chiesa che non è una “dogana”.
Il mio grazie