Sono Davide, 26 anni, ingegnere ma non troppo (come mi piace definirmi), cresciuto sulle rive della spiritualità missionaria. Dopo quattro anni in giro per l’Europa per studio, ricerca e lavoro, sono tornato nella mia città natale, Bari, dove attualmente lavoro per un’azienda informatica e sono impegnato nel sociale. Dopo tanto peregrinare, ho sentito che la mia terra di missione, il mio posto nel mondo, era proprio la mia amata Puglia e la sua gente.
Fra le tre categorie invitate all’evento – economisti, imprenditori e agenti di cambiamento – mi sono iscritto tra questi ultimi. Qualche mese prima, assieme ad altri giovani professionisti di tutta Italia avevo fondato Social Innovators Community, una rete che, attraverso l’organizzazione di eventi, la comunicazione online e la coprogettazione, si impegna nella diffusione dell’innovazione sociale in Italia. Il messaggio che cerchiamo di trasmettere ai giovani è semplice: impegnarsi a livello professionale nel trovare soluzioni alle sempre nuove sfide della società è la maniera più appagante e arricchente per realizzare i propri talenti. Nel dicembre 2019 è arrivata l’email che attendevo con trepidazione: ero stato selezionato; tra quei duemila giovani ci sarei stato anche io. Si va ad Assisi! L’euforia era alle stelle!
Una scelta non facile
Per organizzare i lavori dell’incontro di Assisi, il comitato centrale di EoF ha richiesto a ogni partecipante di scegliere un “villaggio tematico”, ovvero un gruppo dove approfondire uno dei 12 macrotemi. La scelta non è stata facile: erano tutti molto interessanti. Alla fine ho optato per “Vocazione e profitto”, villaggio che affronta una sfida particolarmente impegnativa e affascinante: costruire un’economia che metta al centro la persona e non il guadagno ad ogni costo, coniugando la propria vocazione con la necessità di generare introiti.
Ho vissuto in prima persona il disagio di trovarmi all’interno di un meccanismo dove io ero solo un ingranaggio per produrre denaro, senza alcuna attenzione alle mie aspirazioni e al mio desiderio di avere un impatto positivo sul mondo. Spesso le aziende si focalizzano sulla massimizzazione del profitto e finiscono con l’alienare chi lavora o trascurare gli effetti deleteri sull’ambiente e la società. Anche l’imprenditore rischia di focalizzarsi sul profitto perdendo di vista i propri ideali. In entrambi i casi, le regole economiche sostituiscono quelle morali, dettano leggi e impongono i propri sistemi di riferimento, impedendo alla persona di esprimere appieno la sua originalità e deprivando la stessa economia di un valore immenso. È così impossibile immaginare un futuro nel quale due imprenditori, incontrandosi, invece di chiedersi il fatturato si chiedano reciprocamente quale impatto hanno generato?
Comprendere quale sia la propria vocazione, aiutare altri a trovarla, liberarla dalla logica del profitto estremo e ampliare la prospettiva a sistemi più grandi (dalla persona al team, all’azienda, al sistema economico) sarebbe diventato il nostro impegno. Sapevo bene che non ero l’unico a desiderarlo: da qualche parte c’erano giovani che lo sognavano quanto e più di me, e che io volevo incontrare.
Dall’evento al percorso
Mi aspettavo di ritagliarmi tre giorni stupendi a fine marzo 2020 da vivere nella splendida cornice di Assisi. Vi avrei fatto la mia bella esperienza con giovani di tutto il mondo e poi, tornato, avrei raccontato quanto vissuto alle persone attorno a me. Nessuno aveva previsto che una pandemia ci avrebbe travolto rendendo impossibili gli spostamenti, ma come diceva Madre Teresa di Calcutta: «Dio scrive dritto sulle righe storte della nostra vita».