Mi chiamo Francesco, ho 34 anni ed abito ad Ardenno in provincia di Sondrio, lavoro come impiegato comunale e da un paio d’anni mi sono avvicinato al mondo comboniano frequentando il Gim (Giovani impegno missionario) di Venegono Superiore.
L’estate scorsa, al termine del percorso del Gim1, ho deciso di partecipare a uno dei campi estivi proposti dalla famiglia comboniana e la mia scelta è caduta su quello organizzato a Granada (Spagna) presso la Fundación Escuela de Solidaridad, al quale avrei dovuto partecipare l’anno precedente e che, dopo due anni di rinvii, sembrava dovesse finalmente andare in porto.
Sembrava, perché a sole due settimane dalla partenza, anche nel 2021 è stato annullato a causa dell’emergenza da covid-19!
Se non fosse che... il biglietto del volo per la Spagna l’avevo già acquistato e anche i giorni di ferie dal lavoro li avevo ormai presi per il periodo del campo. Che cosa fare?
… ma io parto!
In base alle informazioni ricevute sapevo che parte dell’esperienza sarebbe consistita in varie attività di volontariato in una struttura di accoglienza.
Da qui l’idea: perché non partire comunque? Se anche l’esperienza organizzata come campo Gim era saltata, perché non andare direttamente come volontario?
La risposta dalla Spagna alla mia richiesta è positiva e così, da solo, senza conoscere una parola di spagnolo, mi ritrovo a... scuola di solidarietà!volon
La Fundación Escuela de Solidaridad (Fes) è un progetto che ha come obbiettivo il recupero di persone che, per le più svariate ragioni, si trovano in situazione di difficoltà. Attraverso l’inserimento attivo in una comunità, ciò viene realizzato concretamente a Sierra Elvira, una piccolissima frazione di Atarfe, un paese a una decina di chilometri dalla più famosa Granada.
In una struttura che accoglie persone provenienti da tutto il mondo, vivono, come in una grande famiglia, circa un centinaio di abitanti tra ospiti e volontari.
Famiglia multiforme
Tra gli ospiti ci sono mamme con bambini, adolescenti soli, alcuni migranti, adulti in difficoltà e anche alcune famiglie che per varie vicissitudini non hanno altro posto dove andare.
Anche tra i volontari ci sono esperienze diverse, da chi ha operato la scelta di vita di fare della Fondazione la propria casa vivendoci stabilmente, a chi, invece, vi trascorre alcuni periodi, e a chi, infine, ci ritorna ogni anno per passare le ferie in un modo diverso.
Quest’insieme multiforme riesce a funzionare grazie alla guida sapiente di Ignacio Pereda Pérez, il fondatore di Fes, e di sua moglie Dora Fanelli. Loro sono il cuore di questa famiglia e chiunque arrivi, che sia ospite o volontario, entra pienamente a farne parte.
Ogni giorno alle 9 ci si trova nel cortile al centro della struttura e Ignacio distribuisce a ognuno e ognuna il compito per la giornata.
Partecipazione attiva…
L’idea alla base della Fundación Escuela de Solidaridad è che ogni persona porti il suo contributo alla vita comune svolgendo un lavoro utile alla comunità. A seconda delle proprie capacità, chiunque può trovare il suo posto: chi si adopera nella manutenzione delle strutture, chi nella coltivazione dell’orto, chi aiuta in ufficio o nella gestione della dispensa e della cucina, chi si preoccupa della sistemazione del guardaroba smistando i tanti indumenti che vengono donati tra quelli per la Fundación e quelli che possono essere rivenduti.
In centro a Granada, infatti, la Fondazione possiede un emporio, la Tienda, dove vengono esposti e venduti vestiti, vari oggetti di mobilia e prodotti lavorati nei laboratori di Fes: dalla preparazione delle marmellate alle lavorazioni della ceramica, del vetro e del cuoio, dalla panetteria alla cosmetica. C’è anche il parrucchiere.
Infine chiunque abbia un’abilità particolare può tranquillamente metterla a frutto, come ne danno testimonianza i vari mosaici che decorano i muri della Fondazione.
Ogni giorno, perciò, tutti e tutte, dalle 9 alle 14, svolgono insieme un’attività che ha lo scopo di dare la possibilità agli ospiti, che spesso hanno perso la speranza nel futuro, di avere una propria realizzazione nel fare qualcosa per gli altri, trovando così la forza di rialzarsi e prendere nuovamente in mano la propria vita.
… per crescere
Ignacio è convinto che questo proposito possa essere concretizzato attraverso tre passaggi: creare un’aspettativa dando un’occupazione attiva con il fine di raggiungere una meta.
Si tratta di un’offerta d’aiuto che, con costanza e pazienza, l’operatore rinnova ogni giorno all’ospite, che è libero di accettarla o meno, perché segue la logica dell’amore.
Quando ho deciso di partire da solo per Granada avevo cambiato le mie prospettive passando dall’aspettativa di vivere un campo con diverse opportunità di formazione, tra le quali l’aspetto del servizio era solo una parte, all’idea di immergermi in un’esperienza nella quale quest’ultimo elemento dovesse essere la ragione esclusiva del mio viaggio.
L’impostazione della vita all’interno della Fondazione, dove l’accoglienza non si limita a fornire soltanto assistenza materiale ma passa attraverso l’incontro con il fratello e la sorella in difficoltà creando con loro una relazione personale, mi ha costretto a rivalutare il mio concetto di volontariato. La solidarietà ti insegna che la prima cosa da fare per essere di aiuto è stare vicino all’altro, all’altra, con uno sguardo di amicizia.
Ero partito pensando di andare, come in altre situazioni, a svolgere un servizio e mi sono ritrovato a rendermi conto che tra me volontario e gli ospiti, che inizialmente avevo pensato di aiutare, non vi era differenza. Anzi, la relazione paritaria instauratasi ha reso evidente che alla fine le parti si sono invertite: quello che veniva accolto, in realtà, ero io!