Verona, in dialogo per arginare la violenza Un gruppo di giovani che partecipano ad un progetto dell'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni
Mercoledì, 01 Febbraio 2017 13:43

Verona, in dialogo per arginare la violenza

L'iniziativa è maturata all’interno di alcune realtà, ecclesiali e non, preoccupate del clima che si sta instaurando in relazione al dibattito sull’immigrazione

Non è un invito a fermare il dibattito sull’immigrazione: il fenomeno è così di vasta portata che merita un dialogo serio e ponderato; ma che esso si svolga nel rispetto e senza ricorso alla violenza. La storia ci insegna che là dove il dialogo rispettoso è stato sopraffatto dalla violenza ne sono nati drammi che hanno segnato di sofferenza e morte la vita delle persone. Per questo è importante che questo documento, già sottoscritto da 113 enti tra associazioni, gruppi e singole persone, venga ulteriormente divulgato: per dar prova che un determinato linguaggio, un atteggiamento aggressivo e certi comportamenti violenti non rappresentano la società civile.

Qui di seguito riportiamo il testo del documento. Per aderire collegarsi al link.

VERONA CHE DIALOGA e San Zen che ride ...

«Non ho paura della violenza dei malvagi, ma del silenzio degli onesti».

Martin Luther King

Quando si invocano, e si attuano, ronde e barricate contro i migranti e si invita la popolazione ad uscire in strada “per difendere le donne dall’orda in arrivo”, quando si minacciano gli artigiani locali accusati di “collaborazionismo” o si propone di “suonare il clacson quando si incontra un immigrato per fargli capire che è indesiderato” … significa che si è oltrepassato il limite.

Un legittimo e civile confronto, anche con opinioni diametralmente opposte, sul fenomeno migratorio presente sul territorio, è cosa ben diversa dall'uso e la giustificazione della violenza, del razzismo, della xenofobia. Alcuni recenti episodi di roghi avvenuti nella provincia veronese (lo striscione sull'accoglienza bruciato a Pescantina, e poi l'incendio dei bancali a ridosso del capannone destinato all'accoglienza a Bovolone), hanno il sapore tetro e sinistro delle azioni punitive delle squadracce fasciste che avvenivano negli anni venti del secolo scorso.

Il movimento montante contro l'arrivo dei migranti è capeggiato da un gruppo di professionisti della protesta di piazza che si fa chiamare “Verona ai veronesi”. Sigla antistorica. Sappiamo tutti che Verona è tale solo perché frutto di mescolanze e ibridi storici. Fondata dai Romani, è stata poi teatro di conquiste e dominazioni d'ogni tipo: dai Veneziani ai Francesi, dagli Spagnoli agli Austriaci. Come tutte le culture anche quella veneta è cresciuta grazie alle contaminazioni. In fondo siamo tutti dei “bastardi”. Il purosangue veronese non esiste da millenni.
Ma al di là del fatto culturale, c'è da dire che dietro la sigla si nascondono, nemmeno tanto velatamente, personaggi della destra estrema, in odore di fascismo e persino nazismo. Lo sanno bene le Forze dell'Ordine chiamate a controllare e reprimere episodi di illegalità.
Ci stupiamo che settori importanti sia dell'imprenditoria che della politica locale, non abbiano ancora preso le distanze da gruppuscoli di questo tipo, e stiano invece lentamente scivolando verso un dirupo molto pericoloso. Passare dalla violenza contro i simboli alla violenza sulle persone, il passo è breve. La storia è piena di precipitazioni repentine dalla farsa alla tragedia.

Il fenomeno migratorio che arriva in Europa è un fatto storico, e durerà ancora per decenni. Lo si può giudicare come si vuole, ma nessun muro, nessuna barricata, nessun filo spinato lo fermerà. L'unica cosa saggia da fare è cercare di governarlo qui da noi, e nel contempo cercare di rimuovere le cause all'origine (dalle guerre fino alle variazioni climatiche). Ma intanto c'è da attrezzarsi oggi per non trovarsi impreparati domani.

Le attuali leggi come la Bossi-Fini sono evidentemente inadeguate e superate. E anche le normative per l'accoglienza e la distribuzione sul territorio possono e debbono essere migliorate.
In una situazione così delicata e fragile la cosa peggiore da fare è quella di esacerbare gli animi, soffiare sul fuoco, aizzare la piazza.
La cosa saggia da fare è invece favorire un dialogo tra tutti i soggetti interessati: istituzioni nazionali (governo e prefettura), istituzioni locali (regione e comuni), residenti e migranti. Le realtà come le associazioni o le chiese possono svolgere il ruolo di mediatori e facilitatori per affrontare e superare eventuali conflitti di interesse che inevitabilmente possono nascere.

Da parte nostra, come associazioni della società civile, siamo disponibili da subito al dialogo e al confronto. Saremo anche intransigenti nel denunciare penalmente chi si rendesse responsabile di reati violenti (anche in base alla Legge Mancino per discriminazione, odio o violenza per motivi razziali o etnici). Poiché molte istigazioni all'odio stanno avvenendo, purtroppo, sotto l'effige della bandiera con il Leone di San Marco (con la parola Pax) chiediamo ai veneti democratici che in essa si riconoscono di dissociarsi esplicitamente dai gruppi di facinorosi razzisti.

Last modified on Lunedì, 13 Febbraio 2017 19:48

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