Cari “sognatori”, per più di otto anni avete arricchito queste pagine con le vostre parole non convenzionali, allargando lo spazio di questa tenda con i doni di chi cerca Dio: inquietudine, riflessione, poesia...
Così diversi per carattere e stile, siete stati un tandem capace di liberare «le preziose potenzialità di polarità in contrasto», come ricorda papa Francesco in Evangelii Gaudium.
Queste pagine non vedranno più la vostra firma congiunta “donmarcodonroberto”: da questo mese i vostri passi, condivisi per ben diciotto anni, iniziano a percorrere strade diverse. Per questo ci sembra bello lasciare che persone amiche ci raccontino qualcosa di voi. Un modo per dirvi grazie di quanto ci avete offerto insieme, spalancando gli orizzonti della mente e del cuore.
Eclettica figura, nome che richiama un’intensa presenza con storia di quotidiano entusiasmo. Quando l’estate declinerà i suoi tramonti e i giorni saranno più brevi, «qualcosa di rimasto non detto» lascerai sulla pagina di quel libro sempre aperto e «il telefono non riagganciato».
Hai versato fiato sul libro di Dio. Le tue passioni ardenti con pensieri di un’inimitabile creatività. Hai richiami sognanti. Respiri e ami l’arte del teatro dal tuo maestro Nino Pozzo, dando vita a personaggi che incantano con il tuo dire brillante.
Ti ho conosciuto in una sera di maggio del 1997, in quel giardino odoroso di pioggia e di rose dove la voce della poetessa Merini era fremito e dono. Ho ricordi di te: l’amicizia che ci legava ad Alda, le telefonate notturne «quando il tempo non urge», lo scorrere degli affetti familiari, le tue celebrazioni di fede avvolte di poesia, il tempo del dolore, gli abbracci consolanti, i giorni di luce, le vibranti rappresentazioni con donazione di scrittura recitante. Artista di Dio con sorrisi di cielo…
Hai rivestito di canti l’altare di una chiesa e l’hai innalzato con le tue bianche mani. Un cammino di ascensione dentro un credo di libertà. Sei la barca che naviga in mare aperto. La tua umana inquietudine ti trafigge e ti illumina. Indossi l’abito che ti fa apostolo di parola e di vita.
Hai imbandito mense per ospiti attesi ad una festa di pane consacrato. Ci hai tenuti attoniti e immersi dentro riti come «ginestre in fioritura…» facendoci rivivere il confronto fra l’umano e l’eterno. La tua delicata devozione per «giovani grembi, per i vecchi a stendere le palme e strisciare la lingua sui ciottoli con abbracci nei segreti silenzi. Il filo della tua pietà che vita domanda e grida…».
Sento già il silenzio che mi avvolgerà quando entrerò nella chiesa di San Nicolò, tua dimora, rifugio, arca, dentro un veleggiare di echi di alfabeti d’amore. Tracce di nostalgia in quella cappella del presepio di cristalli da me ideato con gioia di poetessa. Ancora un brillio…
Ora, per cambio di residenza sacro, il tuo bagaglio con preziosità di oggetti amati, dai burattini fra libri e salmi al «pastrano di lana buona» di tuo padre a coprirti d’amore.
La città sarà lontana con volti e sorrisi, musiche e memorie… e tu fra «rugiade odorose di verde…» a respirare il tempo nei colori del mattino, a cercare legno per nuova fiamma…
(citazioni poetiche di A. Sexton – R. de Filippis – A. Merini – M.L. Spaziani – G. Testori)