Mentre andiamo in stampa, il fragore funesto del ponte Morandi di Genova travolge ancora persone e case: le 43 vittime, con familiari e amici, e le centinaia di abitanti sfollati dalla zona. Sono ferite dolorosissime e assurde, tanto più perché evitabili.
Errori umani costellano continuamente la nostra esistenza, ma assurgono a intollerabili tragedie quando l’interesse economico-finanziario di pochi schiaccia, con incuria irresponsabile, la vita di tanti.
E non sono soltanto i profitti di Autostrade per l’Italia a essere sotto accusa: sono anche quelli mortiferi di chi attizza guerre per vendere armi, di chi brucia interi villaggi, con i relativi abitanti, per sfruttare risorse nascoste. Per i pozzi petroliferi del Sud Sudan e per il coltan della regione orientale della Repubblica democratica del Congo lo abbiamo visto da vent’anni. La lista sarebbe lunga, anzi, lunghissima, se volessimo includere anche le pratiche di grave sfruttamento, inclusa la tratta di persone, che generano ricchezze astronomiche per pochi e morte per molti e molte. Antonietta Potente le denuncia gridando con la sua preghiera.
Per questo riprendiamo in questo numero un tema importante per la qualità della vita: l’economia.
Dopo l’economia di cura, che antepone al profitto l’attenzione alla vita, il dossier presenta la “finanza responsabile”: coloro che dettano i flussi mondiali della speculazione finanziaria hanno da tempo stravolto l’originaria dimensione domestica e comunitaria dell’economia, ma c’è anche chi osa ricordare “altre banche”. Responsabilità, dignità e solidarietà sono valori che possono orientare gli investimenti e sanarli da un male ricorrente: la mancanza di prospettiva a lungo termine e a lungo raggio. Emerge, anzitutto, la riscossa dell’umano, perché il profitto, quando è cieco, uccide.
Le rubriche, che ci accompagnano da mesi, continuano a svelarci il loro angolo di mondo: le migrazioni, la salvaguardia del Creato, l’evolversi della “missione” e gli orizzonti della spiritualità, ma questa volta “Primo piano” e “Furirotta” sono destinati alle giovani, ai giovani, e all’imminente Sinodo loro dedicato da papa Francesco nel mese “missionario” di ottobre.
Nel suo messaggio per la Giornata missionaria mondiale il Papa sottolinea: «Nella convivenza delle diverse età della vita, la missione costruisce ponti inter-generazionali, nei quali la fede in Dio e l’amore per il prossimo costituiscono fattori di unione profonda. Il mondo digitale, le reti sociali che ci pervadono e attraversano, stemperano confini, cancellano margini e distanze, riducono le differenze. Sembra tutto a portata di mano, tutto così vicino e immediato. Eppure senza il dono coinvolgente delle nostre vite non saremo mai immersi in una vera comunione esistenziale».
Le pagine comboniane diventano allora ponte inter-generazionale e inter-culturale: raccolgono i passi secolari delle prime missionarie in Nord Uganda.
Lo sguardo retrospettivo è illuminato dalla critica da parte di un economista africano alla colonizzazione britannica del Paese: un sofisticato gioco di scacchi, con mosse strategiche per controllare risorse e popoli anche dopo la loro proclamata indipendenza.
Ma la missione, quando è relazione vitale, è altro. Non fa calcoli: dona senza misura dignità e rispetto, costruisce ponti relazionali che fanno crescere in umanità e così diventa “generativa”. E forse, oggi, anche amica… dell’economia di cura e della finanza responsabile.