Il questionario, destinato principalmente alle Conferenze episcopali e ad altri organismi ecclesiali, aveva domande comuni e anche specifiche per ciascun continente. Quali criteri avete adottato per elaborare le domande “continentali”?
Le domande “continentali” sono state elaborate durante la prima Riunione del Consiglio della Segreteria del Sinodo. I membri si sono divisi per gruppi continentali e hanno formulato 3 domande per ogni continente. Queste, insieme alle 15 domande generali, compongono il questionario che si trova alla fine del Documento Preparatorio, indirizzato alle Conferenze episcopali. Ciascun gruppo ha tenuto presente le questioni più rilevanti presenti nella propria area continentale.
Quali sfide avete incontrato nel raccogliere i questionari da Paesi tanto eterogenei e spesso segnati anche da situazioni di profonda crisi, quali Siria, Iraq, Pakistan, Libano, Venezuela, e le zone dell’Africa subsahariana dilaniate da conflitti, quali il Sud Sudan, la Repubblica Centrafricana, la Repubblica democratica del Congo?
Considerando la diversità culturali e geografiche è difficile sintetizzare le risposte in tematiche comuni, nonostante ci siano ambiti a cui una grande maggioranza di giovani è interessata. Pensiamo al progetto che i giovani hanno della propria famiglia o di un futuro lavorativo o professionale, il desiderio di appartenere a una comunità dove non siano isolati o emarginati.
Allo stesso tempo i giovani chiedono una Chiesa che sia casa, famiglia e comunità. Emerge inoltre – a grande scala – che loro vogliono essere protagonisti nella comunità ecclesiale.
Quali orientamenti sono stati indicati alle Conferenze episcopali per selezionare i giovani incaricati di rappresentare la moltitudine del mondo giovanile alla riunione presinodale del 19-24 marzo scorso?
Le Conferenze episcopali hanno avuto grande libertà nel determinare i propri criteri di scelta e, quindi, nello stabilire concretamente i giovani da inviare alla Riunione presinodale. In alcuni casi, sono stati scelti giovani con una chiara appartenenza ecclesiale; in altri casi, sono stati inviati giovani che sono in cammino verso un coinvolgimento più pieno nella vita della Chiesa. Qualche partecipante proveniente dalle Conferenze episcopali era ancora in un cammino di ricerca.
Per motivi logistici, le Conferenze episcopali formate da più di cento vescovi hanno inviato tre giovani alla riunione; quelle composte in numero da cinquanta a cento vescovi hanno scelto due delegati; infine, le Conferenze episcopali con meno di 50 vescovi hanno inviato un solo giovane.
Oltre ai giovani nominati dalle Conferenze Episcopali, sono stati invitati anche giovani provenienti da ambiti diversi, per esempio seminaristi, consacrati e consacrate, appartenenti a vari movimenti ecclesiali, artisti, giovani impegnati nella formazione politica, altri provenienti dal mondo del lavoro, del volontariato, dello sport oppure dalle varie periferie esistenziali della realtà sociale odierna. L’obiettivo era quello di avere un’ampia rappresentanza del mondo giovanile, includendo anche coloro che non sono cattolici.
Quanti giovani “non credenti” o aderenti ad altre confessioni religiose hanno partecipato?
Alla Riunione presinodale sono stati direttamente invitati 5 ragazzi e ragazze che si dichiaravano esplicitamente non credenti. Alcuni di loro hanno affermato di essere in un cammino di ricerca.
C’erano anche ragazzi e ragazze, provenienti da ambiti vari, che affermavano di non avere nessuna appartenenza religiosa o comunque di non avere nessuna fede esplicita. Inoltre, 7 giovani provenivano da Chiese o comunità cristiane e altri 7 da religioni non cristiane.
Sulla piattaforma “online”, quanti i contributi dai diversi Paesi?
Vorrei rilevare subito che è la prima volta che in Vaticano si è usata la rete sociale Facebook per un evento di questo genere. In concreto si sono aperti sei gruppi linguistici (spagnolo, italiano, inglese, francese, portoghese e tedesco). I giovani che potevano iscriversi dovevano avere tra 16 e 29 anni, la stessa età dei destinatari del questionario online. Essi si impegnavano a rispettare la regola del gruppo, avere cioè un dialogo amichevole e rispettoso.