A partire dal 3 ottobre, la minuscola Città del Vaticano ha respirato quattro settimane di mondialità travolgente: questa volta, però, hanno prevalso i colori porpora e rosso di vescovi e cardinali. La lista degli oltre 300 partecipanti alla XV Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi su “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale” pullula di eminenze, eccellenze e monsignori. Di giovani tra 18 e 29 anni ce ne sono appena 34. Anche le donne rimangono una sparuta minoranza, e il diritto di voto, a parità di ruolo, è esclusivo appannaggio maschile. Da notare che soltanto due di coloro che possono votare non sono sacerdoti. Forse anche per questa sproporzione di “potere decisionale” nella Chiesa cattolica, l’appello dei giovani a dissolvere il clericalismo e a valorizzare di più la presenza femminile è risuonato con forza.
Parola di donne
«Immaginavo che di donne ce ne fossero poche, ma proprio così tanto poche no!». Lo ha detto, con tono scherzoso, la religiosa spagnola María Luisa Berzosa González, direttrice di “Fe y alegría”. Lo scorso 15 ottobre in una conferenza stampa, sei religiose da quattro continenti hanno raccontato la loro esperienza. Ognuna con il proprio stile. Suor Berzosa è risultata particolarmente faceta e diretta.
È stata fra le quattro donne incluse tra i 23 “esperti” convocati per l’evento. Le altre tre erano “laiche” e italiane: due docenti universitarie e un’esponente dell’Azione cattolica.
Più bilanciata è risultata la proporzione di genere fra i 49 “uditori”, giovani inclusi, di cui 23 donne, ovvero “uditrici”.
«Al Sinodo distinguo tre livelli –riprende con un tocco di ironia suor Berzosa –: la sessione plenaria, molto formale, dove il più spontaneo è il Papa; i quattordici piccoli gruppi, detti circoli minori, dove siamo circa una trentina, parliamo la stessa lingua e interagiamo con libertà; e infine la pausa caffè, ovvero il momento più spontaneo. Lì anche i vescovi che nella plenaria hanno il culto delle convenzioni diventano persone semplici, normali. È un momento di molta vita: speriamo di avere presto una Chiesa cattolica più inclusiva!».
E il voto?
Sally Hodgdon dagli Usa, vicepresidente dell’Unione internazionale superiore generali (Uisg), sottolinea: «Che io non possa votare, a differenza dei due superiori generali non ordinati, non è giusto; ma, oltre al voto, è importante quello che diciamo nei gruppi o interagendo durante le pause. Nel mio circolo minore si è parlato delle donne e, se quanto viene proposto risulta troppo clericale o patriarcale, lo rendiamo più inclusivo, ma il focus di questo Sinodo sono i giovani, non le donne. Sulla presenza di donne in ruoli decisionali della Chiesa sono fiduciosa. Vedremo un cambiamento, forse non nel prossimo Sinodo, ma certamente in futuro».
Alessandra Smerilli, salesiana ed economista, dice la sua: «Noi donne siamo poche e per questo penso che siamo anche più ascoltate, soprattutto nei circoli minori, luogo privilegiato di partecipazione.