Per oltre 400 anni, oltre 15 milioni di uomini, donne e bambini sono stati vittime del tragico commercio transatlantico di schiavi.
Fu la più grande migrazione forzata della storia, e innegabilmente una delle più disumane. Il vasto esodo degli africani si è diffuso in molte aree del mondo, con una predilizione principale per la rotta Africa-America.
Oggi, 25 marzo, nel mondo si festeggia l’abolizione della schiavitù e la fine del commercio di persone attraverso l’Atlantico.
Ma il commercio e la tratta di persone sono davvero finiti?
A due anni dall'Accordo Italia-Libia, Oxfam e Borderline Sicilia diffondono un report che denuncia la violazione dei diritti umani di migranti e rifugiati: 5.300 morti in due anni, di cui 4.000 solo nella rotta del Mediterraneo centrale e 143 morti su 500 arrivi nel 2019.
Mesi dopo le richieste italiane di regionalizzare il soccorso in mare, Frontex, l’Agenzia europea guardia di frontiera e costiera, su richiesta del governo italiano, ha cambiato il mandato dell’operazione Triton, introducendo Themis. La nuova proposta prevede l’obbligo di sbarco dei migranti e dei naufraghi soccorsi nel porto più vicino al punto in cui è stato effettuato il salvataggio in mare e non più automaticamente in un porto italiano.
«Una condizione – si legge nel report – che espone di conseguenza i migranti a ulteriori rischi. Il tutto, mentre la rotta del Mediterraneo centrale si conferma la più pericolosa al mondo, con 937 morti e dispersi tra giugno e dicembre 2018 su un totale di 1.311 nell’intero anno e 143 vittime su 500 arrivi ad oggi nel 2019».
Il rapporto si conclude sottolineando che riportare i migranti in Libia, senza accoglierli, non fa che aumentare il traffico di esseri umani. Attualmente sono 6.400 le persone presenti nei luoghi di detenzione ufficiali in Libia e molte altre sono detenute in carceri non ufficiali, alcune gestite da gruppi armati libici.
I corridoi umanitari come questione pubblica
Tra le alternative più concrete in termini sia quantitativi che qualitativi rispetto ai programmi di accoglienza governativi, ci sono i corridoi umanitari. Elogiati e promossi anche dal ministro Salvini, però, questo metodo di trasferimento è totalmente sprovvisto di finanziamenti pubblici. Anzi, la presa in carico è tutta sulle spalle delle chiese.
Nonostante i corridoi umanitari costituiscano un buon esempio di accoglienza, non potrebbero mai rappresentare la soluzione ultima al problema dell’immigrazione clandestina. La comunità di Sant’Egidio, Mediterranean Hope e Caritas, che promuovono i corridoi, sono solo una goccia nel mare magnum dell’immigrazione.
Se pubblici sono i trattati per cercare di gestire l’immigrazione, anche la coordinazione dei corridoi umanitari deve esserlo.