Due ore moderate dalla giornalista Marta Serafini nella sede della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi che hanno visto susseguirsi esperti ed esperte: le loro pennellate hanno tratteggiato i contenuti del Rapporto, che quest’anno privilegia l’impatto della pandemia e le conseguenze della crisi afghana sui flussi migratori. Particolare attenzione ricevono anche le esperienze delle donne migranti in termini di discriminazione e di valorizzazione, ma non mancano approfondimenti sulle richieste di asilo e sull’azione umanitaria, come pure sull’affido familiare dei minori stranieri non accompagnati e sulle misure alternative alla detenzione.
Interventi articolati
Introduce l’incontro Carlo Sangalli, presidente della Camera di commercio, che cita papa Francesco sull’accoglienza: è necessario «aprirsi alla ricchezza della diversità» per promuovere l’imprenditoria di persone straniere, che per l’Italia sono una risorsa. Mariella Enoc, presidente della Fondazione Ismu e dal 2021 anche del Consiglio di amministrazione dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, ricorda che soltanto una mente aperta è in grado di tradurre le statistiche in una ricerca capace di formulare buone politiche.
Massimo Gaudina, capo della rappresentanza a Milano della Commissione europea, menziona l’importanza del NextGenerationEU, del Green Deal e della Conferenza sul Futuro dell’Europa, dalla quale emerge anche la richiesta di una politica migratoria comune. Vincenzo Cesareo, segretario generale della Fondazione Ismu, ribadisce la necessità di una politica migratoria europea che agevoli l’accesso regolare e stabile per motivi di lavoro, che solo può debellare il traffico di persone; lamenta che la regolarizzazione del 2020 è stata insufficiente mentre plaude al decreto flussi del dicembre 2021.
Livia Elisa Ortensi, responsabile del settore Statistica della Fondazione Ismu, offre una panoramica generale e alcune precisazioni: gli ingressi regolari avvengono prevalentemente per ricongiungimento familiare e chi acquisisce la cittadinanza italiana spesso la utilizza per raggiungere altri Paesi dell’Ue, perché l’Italia rimane poco attrattiva.
Ennio Codini, responsabile del settore Legislazione dell’Ismu, si sofferma sulla regolarizzazione del 2020 e sul decreto flussi del 2021, mentre Tatiana Esposito, direttrice generale dell’immigrazione e delle politiche di integrazione presso il ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, auspica una comune cabina di regia e una programmazione integrata per gestire la complessità dei flussi migratori: per migliorarla, nel 2021 sono stati consultati più di 100 soggetti di altri ministeri, parti sociali e associazioni di migranti.
Laura Zanfrini, responsabile del settore Economia e Lavoro dell’Ismu, sottolinea che nel 2020 il 25% di lavoro perso era di donne straniere, la cui marginalità sociale si riverbera su figli e figlie, ma conclude notando che il Pnnr non cita mai la parola “immigrazione”: forse va oltre l’immagine di una società duale che separa la popolazione immigrata dalla propria.
Panoramica generale
Al 1° gennaio 2021 la presenza straniera è di 5.756.000 e costituisce circa il 10% della popolazione presente in Italia; rispetto alla stessa data del 2020 sono 167.000 unità in meno (-2,8%). Il numero degli irregolari resta sostanzialmente invariato, attestandosi sui 519.000 (contro i 517.000 dell’anno precedente): a causa di ritardi procedurali, però, il dato non include la quasi totalità di coloro che hanno presentato domanda di emersione attraverso la sanatoria del luglio 2020.
Per il secondo anno consecutivo, i dati evidenziano un calo della popolazione straniera sia per la flessione degli ingressi che per le acquisizioni di cittadinanza.
Nell’anno della pandemia i decessi di persone immigrate sono aumentati del 23,3% rispetto al biennio 2018-19 (9.323 morti).
Sul fronte lavorativo, la pandemia ha ulteriormente aggravato la vulnerabilità della popolazione immigrata, il cui tasso di occupazione è passato dal 61% del 2019 al 57,3% del 2020 e la cui povertà è salita al 29,3% (a fronte del 7,5% della popolazione italiana). La retribuzione media annua di lavoratori e lavoratrici extraUe risulta di 12.902 euro, inferiore del 38% a quella media nazionale, ma l’imprenditoria immigrata registra un aumento del 2,3% in relazione a titolari e soci nati all’estero, e nel primo semestre 2021 le imprese “straniere” registrano un saldo positivo superiore a quello del 2020.
Sul fronte scolastico è interessante notare che nell’anno 2019-20 sono aumentate le iscrizioni ai licei, che superano per la prima volta quelle agli istituti professionali. Il ritardo scolastico, però, affligge circa il 30% degli alunni con cittadinanza non italiana (contro il 9% degli italiani).
Percorsi di cittadinanza
Dall’inizio del dibattito sulla riforma della cittadinanza, la Fondazione Ismu ha auspicato di valorizzare la socializzazione tramite una formazione e un’educazione civica assicurate dalla scuola.
Mentre il principio dello ius sanguinis pone l’accento sui legami familiari e quello dello ius soli implica la mera presenza in Italia, lo ius culturae valorizza la scuola come fondamentale ambito di relazioni e apprendimento. Affinché sia davvero capace di offrire integrazione alle giovani generazioni immigrate, secondo l’Ismu non dovrebbe limitarsi a investire la scuola di compiti che non spettano solo a essa: la coesione sociale è frutto dell’impegno reciproco di coloro che arrivano e di coloro che accolgono.
La proposta dello ius culturae “contestualizzato” riconosce che una paziente opera di mediazione da svolgersi con e per le famiglie e i gruppi di pari è importante quanto la scuola nel promuovere la socializzazione. Ismu parla di “cittadinizzazione”, che valorizza la mediazione culturale e l’assunzione di maggiori responsabilità da parte della società tutta.
Il dramma della diciottenne Saman Abbas si è consumato in una famiglia isolata, che viveva in una zona rurale del Comune di Novellara (RE) abitata da comunità pachistane autoreferenziali: mancava una sana interazione con la società italiana. Ben diversa la comunità pachistana del capoluogo, che vive in ambiente urbano, interagisce regolarmente con il resto della popolazione ed è stata capace di assumere stili di cittadinanza più consoni al contesto italiano.
Donne e discriminazione
Nelle 300 pagine del Rapporto, una sezione curata da Emanuela Bonini, Giulia Mezzetti e Livia Elisa Ortensi approfondisce la situazione delle donne migranti tra opportunità e discriminazioni.
A livello europeo e italiano, da decenni gli studi sulle migrazioni analizzano le peculiarità della componente femminile, incluso il suo contributo economico al Paese di accoglienza e, attraverso le rimesse, a quello di origine. Meno attenzione è stata data invece alle donne migranti in quanto tali, con bisogni e risorse che prescindono dal loro nucleo familiare o dal contesto di relazioni. In quali condizioni vivono? Quali bisogni specifici hanno? Quali discriminazioni subiscono?