Il 19 dicembre 2018 il Patto veniva approvato dall’Assemblea generale dell’Onu con 152 voti a favore, 5 contrari e 12 astensioni, fra cui quella dell’Italia. Per il clima politico di allora, caratterizzato da xenofobia e nazionalismo, il Patto costituisce un accettabile compromesso che, nel rispetto dei diritti umani, riafferma l’importanza della cooperazione multilaterale per gestire al meglio i flussi migratori.
Il Forum globale su migrazione e sviluppo, organizzato dagli Stati membri dell’Onu in modo volontario, informale e non vincolante con la partecipazione di osservatori e di rappresentanti della società civile, discute in modo trasparente e con un approccio multidimensionale le sfide e le opportunità della migrazione internazionale in rapporto allo sviluppo globale, mentre ogni quattro anni gli Stati si confrontano nel Forum internazionale di riesame delle migrazioni (International migration review forum - Imrf) per verificare i progressi del Patto globale per una migrazione sicura, ordinata e regolare in relazione all’Agenda 2030 sullo sviluppo sostenibile: il primo Imrf si è svolto a New York dal 17 al 20 maggio 2022.
ALCUNE CRITICITÀ…
Pur rispettando la sovranità degli Stati, il Patto li vincola ad attenersi alle norme del diritto internazionale: ne deriva una tensione tra sovranità nazionale e protezione dei diritti umani. Inoltre, i contributi economici necessari alla sua attuazione rimangono “volontari” e, su questioni particolarmente sensibili, il linguaggio è intenzionalmente vago. Tali persistenti ambiguità non concorrono certo a favorirne un’agevole realizzazione.
Il panorama internazionale registra un cambiamento della struttura migratoria, con più famiglie in movimento e riduzione dell’età media. C’è anche un aumento degli “sfollati interni”, ovvero delle persone che si spostano senza però uscire dal proprio Paese. Si prospetta un ruolo sempre più importante delle autorità locali, che sono in prima linea nella gestione dei flussi migratori e che spesso adottano politiche di grande apertura e solidarietà.
La cadenza quadriennale del Forum internazionale di riesame permette di apprezzare le buone pratiche e individuare i nodi ancora da sciogliere. Purtroppo, la pandemia da covid-19 ha condizionato gravemente le valutazioni previste dal 2020 a livello regionale, valutazioni particolarmente importanti proprio perché la maggior parte dei flussi migratori internazionali avviene a quel livello.
… DA RISOLVERE “IN RETE”
Per aiutare gli Stati membri ad affrontare e risolvere le problematiche migratorie, in relazione al Patto e alla sua attuazione è stato istituita la Rete delle Nazioni Unite sulle migrazioni (United Nations Network on Migration), coordinata dall’Organizzazione Mondiale delle Migrazioni (International Organization for Migration – Oim) e incaricata di sostenere in modo efficace e coerente la realizzazione del Patto e la sua valutazione: il primo incontro delle 38 agenzie che la costituiscono si è svolto a Ginevra l’11 dicembre 2019. Da allora la rete fornisce consulenza e rafforza la capacità operativa dei Paesi, perché i vantaggi di una migrazione sicura, ordinata e regolare sono facilitati dalla condivisione di responsabilità per una programmazione lungimirante degli interventi necessari, ben oltre la miopia di certi interessi politici.
NON SOLO STATI…
Nella realizzazione del Patto diventa essenziale anche il contributo dei gruppi locali e delle organizzazioni non governative che sono ben radicate nei territori: sono loro che mettono in relazione la dimensione “locale e globale” della collaborazione e vigilano sulle modalità con cui i governi gestiscono i flussi migratori nel rispetto degli obiettivi del Patto.
Purtroppo, nei consessi internazionali che valutano periodicamente l’attuazione del Patto, la società civile, dotata di esperienza e capacità critica, rimane spesso ai margini. Per renderla più incisiva nei negoziati che monitorano gli effetti delle politiche migratorie, in occasione della Dichiarazione di New York sui Migranti e Rifugiati del 2016 l’International Catholic Migration Commission (Icmc), l’International Council of Voluntary Association (Icva) e il Committee on Migration hanno promosso la costituzione del Comitato d’azione della società civile (Civil Society Action Committee) che coordina l’apporto che tante e diverse articolazioni della società civile danno per tradurre in vita quotidiana il documento del Patto, perché solo chi lavora sul campo sa quello che realmente accade.
… E SEMPRE PIÙ RICERCA
Il contributo delle istituzioni accademiche e degli organismi di ricerca risulta essenziale al fine di verificare gli effetti di certe politiche e l’efficacia di certi programmi. Per identificare e divulgare le iniziative più utili e sostenibili, sotto gli auspici dell’Oim è in atto una periodica raccolta ed elaborazione di dati, vagliata anche da esperti e operatori, che ogni due anni si traduce nella pubblicazione del Rapporto sulla migrazione nel mondo (World Migration Report).
Quello del 2022 è stato pubblicato prima della crisi in Ucraina, pertanto non raffigura con precisione i flussi in Europa, ma offre una panoramica molto accurata della mobilità umana registrata nel biennio 2020-21 e approfondisce i seguenti temi: l’impatto del covid-19 su mobilità e migranti; la pace e la sicurezza come fattori di attrazione migratoria e sviluppo; la mobilità come opportunità di ascesa sociale; disinformazione e migrazione; l’incidenza dei cambiamenti climatici a lenta insorgenza e della tratta nei percorsi migratori; il contributo globale delle persone migranti; e il rapporto tra intelligenza artificiale e migrazione.