La migrazione è una realtà strutturale e strutturante: coloro che partono hanno nelle loro valigie illusioni e paure, mescolate in gradi di diversa intensità.
Chi transita dal Costa Rica sogna un lavoro dignitoso e ben remunerato, ma subito affronta il dilemma di non sapere come potrà attraversare la frontiera tra Messico e Stati Uniti, principale destinazione dei flussi. Chi riesce a raggiungere la meta, vive l’ambivalenza fra opportunità di restare e rischio di espulsione.
In tempi recenti, anche persone che provengono dall’Africa percorrono i meandri migratori dell’America Centrale.
L’Africa è anche qui
Il 15 aprile 2016, centinaia di africani arrivano nella zona meridionale del Costa Rica, alla frontiera con il Panama. Avevano raggiunto il continente pensando di vivere in Brasile, dove all’inizio del millennio la richiesta di mano d’opera aveva favorito l’immigrazione. Con il recente crollo economico, però, gli ingressi e le possibilità di impiego nel Paese sudamericano si sono notevolmente ridotte.
Così i migranti africani avevano pensato di cercare lavoro negli Stati Uniti. Dal Brasile avevano raggiunto in autobus il Perù, l’Ecuador o la Colombia, per poi procedere a piedi fino a Panama e Costa Rica.