Immigrate in controtendenza
Le residenti a inizio 2017 sono 2.642.000, il 52,4% dei residenti stranieri. Si tratta di un numero che, per la prima volta da più di vent’anni, ha registrato una contrazione, seppur lievissima.
Gli ingressi dall’estero sono diminuiti anche a causa di una normativa sull’immigrazione per i cittadini di Paesi non comunitari che prevede possibilità di ingresso limitate; oggi è possibile entrare in Italia soprattutto per ricongiungimento familiare, entrare per motivi di lavoro è decisamente più complesso. Non a caso, dei 90.924 nuovi permessi di soggiorno rilasciati a donne nel 2016, ben 60.139 erano per motivi familiari, 9.822 erano per studio e meno di 5.000 erano per lavoro. I permessi rilasciati a donne per asilo, richiesta asilo e motivi umanitari sono stati 9.068, molti meno rispetto agli uomini.
Il rovescio della medaglia
Per spiegare la diminuzione del numero di residenti straniere in Italia, è però importante considerare anche il numero di donne che sono divenute cittadine italiane e quindi sono uscite formalmente dal novero dei cittadini stranieri: sono state circa 98.300 nel 2016, il 48,8% dei nuovi cittadini italiani (complessivamente 201.591), registrando un 10,7% di crescita rispetto all’anno precedente.
Va comunque tenuto presente che il cambiamento di cittadinanza è soprattutto un mutamento amministrativo e non coincide con l’integrazione delle cittadine straniere. L’integrazione è un processo multisfaccettato e bidirezionale, che avviene sia da parte delle persone che arrivano sia da parte di coloro che accolgono, e in quanto “processo” è in continuo divenire.
L’acquisizione della cittadinanza, soprattutto per coloro che possono contemporaneamente mantenere la cittadinanza che avevano prima, è soprattutto una semplificazione burocratica, che permette maggiori possibilità di movimento e di vita.
Apparenti contraddizioni
Ciò che emerge di interessante rispetto alle acquisizioni di cittadinanza è che, tra coloro che sono diventate italiane nel 2015, aumenta il numero delle donne che sono diventate cittadine sulla base degli anni di residenza in Italia, mentre diminuisce il numero di quelle che sono diventate italiane per matrimonio.
La presenza delle donne immigrate, dunque, è sempre più sganciata dalla presenza di un coniuge e sempre più basata sulla propria personale lungoresidenza e sul proprio inserimento socio-occupazionale.