Terra di grandi numeri
Estesa per sette milioni di chilometri quadrati, l’Amazzonia contiene il 34% delle foreste primarie e fornisce l’habitat al 30% della flora e della fauna del mondo. In essa vivono 33 milioni di persone, alcune delle quali non hanno ancora ricevuto l’annuncio cristiano. Per questi motivi è nel cuore dei papi da molti anni, tanto che san Giovanni Paolo II, rivolgendosi alle popolazioni indigene nel 1980 a Manaus, già esprimeva la sua preoccupazione per questa terra. L’attenzione si è mantenuta viva anche durante il pontificato di Benedetto XVI e ha portato Francesco, dopo le indicazioni da lui espresse nell’enciclica Laudato si’, a convocare un’Assemblea speciale del Sinodo dei vescovi per la Regione Panamazzonica. Annunciando tale evento, ne ha anche definito l’obiettivo: «Scopo principale di questa convocazione è individuare nuove strade per l’evangelizzazione di quella porzione del Popolo di Dio, specialmente degli indigeni, spesso dimenticati e senza la prospettiva di un avvenire sereno, anche a causa della crisi della foresta Amazzonica, polmone di capitale importanza per il nostro pianeta».
Ha specificato: «Certamente ciò che preoccupa, in modo particolare nel campo missionario, è la grave carenza di missionari e missionarie che rende difficile una presenza fisica, vicina e permanente della Chiesa accanto alle popolazioni più povere e isolate dell’Amazzonia».
Protesa verso il futuro
“Amazzonia: nuovi cammini per la Chiesa e per una ecologia integrale” è il titolo del documento preparatorio del Sinodo dei Vescovi, le cui riflessioni superano l’ambito ecclesiale amazzonico, protendendosi verso la Chiesa universale e anche verso il futuro di tutto il pianeta.
Le sfide
Chiamati dal Signore e dalla storia a trovare nuove strade per affrontare le questioni missionarie e socio-ambientali dell’Amazzonia, molteplici sono le sfide che ci attendono.
Per quanto riguarda la foresta, la custodia del suo prezioso bioma, la valorizzazione della sua straordinaria ricchezza culturale e la difesa della vita dei suoi popoli indigeni, così si esprime monsignor Martínez de Aguirre Guinea, vicario apostolico di Puerto Maldonado: «Qui si ascolta davvero il grido dei poveri, qui i nostri popoli, esclusi e scartati, chiedono un modo di vivere più umano. Ma qui si ascolta davvero anche il grido della Terra, si respira la necessità di custodire il creato messo a rischio dallo sfruttamento e dalla contaminazione delle acque. Ci è chiesta una speciale cura per non lasciarci catturare da colonialismi ideologici mascherati da progresso, che a poco a poco entrano e dilapidano identità culturali, e stabiliscono un pensiero uniforme, unico… e debole».
Nella ricerca di nuove vie per l’evangelizzazione, uno degli argomenti sarà anche la situazione delle comunità senza eucaristia. «In Amazzonia – afferma Erwin Kräutler, vescovo emerito della prelatura dello Xingu –, il 70% delle comunità cristiane ha accesso all’eucaristia tre o quattro volte l’anno. Il Vaticano II ha ribadito che nessuna comunità cristiana si edifica senza avere la sua radice o il suo centro nella celebrazione dell’eucaristia. In questo contesto, penso che si possa aprire un dibattito sull’esclusione di milioni di persone dalla messa domenicale per la carenza di sacerdoti».
E noi?…
Fondando un’articolata riflessione sul Vangelo e sullo spirito del Concilio Vaticano II, la Chiesa italiana può e deve partecipare a questi eventi rivedendo e riqualificando il suo progetto di cooperazione missionaria tra le Chiese, valorizzando la sua storia e guardando con coraggio all’urgenza dell’annuncio del Vangelo “a tutte le genti”.