Sabato, 03 Agosto 2019 12:23

Dall’Africa all’afrodiscendenza

Nel 1959 l’America Latina non era certo un “Nuovo Mondo” per la Chiesa cattolica, che vi era giunta 400 anni prima al seguito dei “conquistatori” di Spagna e Portogallo, ma dal 1945, con l’appello di Pio XII, aveva spalancato le porte agli istituti missionari che non vi erano ancora presenti. Ne vengono coinvolte anche le missionarie comboniane, tradizionalmente radicate in Africa e Medio Oriente

Le prime comboniane approdano a Nova Venécia, in Brasile, nel 1955. Dopo quattro anni, altre raggiungono l’Ecuador su invito dei missionari comboniani, incaricati dal Papa della Prefettura di Esmeraldas alla fine del 1954. La popolazione è in prevalenza afrodiscendente e padre Angelo Barbisotti ne diviene l’amministratore apostolico. Tre anni di contatto con la gente e la dura realtà della sua vita rivela urgente la presenza missionaria femminile.

Un vescovo tenace
Nel settembre 1958 Angelo Barbisotti, nel frattempo diventato vescovo, arriva a Verona in Via Santa Maria in Organo: incontra madre Teresa Costalunga, appena eletta superiora generale delle comboniane, e le chiede missionarie per Esmeraldas. Lei chiede tempo, perché l’America Latina era ancora considerata “fuori dal fine” dell’istituto che Comboni aveva fondato per l’Africa. Barbisotti è irremovibile: non sarebbe tornato a Esmeraldas senza una lista di nomi. Propone egli stesso suor Anastasia Scoffon, infermiera eccellente che aveva conosciuto all’Ospedale italiano di Londra. E quando nel corridoio s’imbatte in suor Valeria dal Sommo, la incalza: «Lei, che ha accompagnato le novizie e conosce tante suore, mi dica il nome di alcune che possano venire a Esmeraldas».
Colta alla sprovvista, suor Valeria sosta pensosa. Poi balbetta: «Forse suor Ines Tamanza. Ma sta terminando il corso di infermiera professionale a Bologna…». «Non importa – ribatte lui –, che lo termini tranquillamente. Le chiedo soltanto di avvisarla e di darmi i suoi dati per preparare il passaporto».
Le prime missionarie comboniane arrivano a Esmeraldas il 4 febbraio 1959, dopo 24 giorni di navigazione sulla Vespucci e un breve volo aereo da Guayaquil.

Prima impressione
Albana Pellegatti, Alma Moranduzzo e Ines Tamanza viaggiano in compagnia di padre Rino Mariani e fratel Giovanni Piacquadio: a Guayaquil le attende monsignor Barbisotti, che le accompagna in aereo a Esmeraldas. Qui ricevono festosa accoglienza e fanno ingresso nella loro abitazione, a lato della cattedrale terremotata. La cronaca riporta le loro prime impressioni: «La nostra casa è discreta, benché in legno e popolata di topi grossi come gatti. Manca l’acqua potabile e l’altra è poca e sporca. Fa caldo e piove spesso, e le alluvioni notturne trasformano le strade in paludi. Gli scarafaggi si trovano dappertutto: nelle scarpe, nelle tasche e anche nei bicchieri. Le suore sono contente: non pretendono i lussi e comodità. E suor Albana, con le sue battute, fa ridere anche i topi».
Per motivi di salute, suor Anastasia Scoffon le raggiungerà dopo alcuni giorni. Più tardi arriveranno anche Elda Merlo e Vanna Pelizza.

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Last modified on Sabato, 03 Agosto 2019 12:27

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