Le prime comboniane approdano a Nova Venécia, in Brasile, nel 1955. Dopo quattro anni, altre raggiungono l’Ecuador su invito dei missionari comboniani, incaricati dal Papa della Prefettura di Esmeraldas alla fine del 1954. La popolazione è in prevalenza afrodiscendente e padre Angelo Barbisotti ne diviene l’amministratore apostolico. Tre anni di contatto con la gente e la dura realtà della sua vita rivela urgente la presenza missionaria femminile.
Un vescovo tenace
Nel settembre 1958 Angelo Barbisotti, nel frattempo diventato vescovo, arriva a Verona in Via Santa Maria in Organo: incontra madre Teresa Costalunga, appena eletta superiora generale delle comboniane, e le chiede missionarie per Esmeraldas. Lei chiede tempo, perché l’America Latina era ancora considerata “fuori dal fine” dell’istituto che Comboni aveva fondato per l’Africa. Barbisotti è irremovibile: non sarebbe tornato a Esmeraldas senza una lista di nomi. Propone egli stesso suor Anastasia Scoffon, infermiera eccellente che aveva conosciuto all’Ospedale italiano di Londra. E quando nel corridoio s’imbatte in suor Valeria dal Sommo, la incalza: «Lei, che ha accompagnato le novizie e conosce tante suore, mi dica il nome di alcune che possano venire a Esmeraldas».
Colta alla sprovvista, suor Valeria sosta pensosa. Poi balbetta: «Forse suor Ines Tamanza. Ma sta terminando il corso di infermiera professionale a Bologna…». «Non importa – ribatte lui –, che lo termini tranquillamente. Le chiedo soltanto di avvisarla e di darmi i suoi dati per preparare il passaporto».
Le prime missionarie comboniane arrivano a Esmeraldas il 4 febbraio 1959, dopo 24 giorni di navigazione sulla Vespucci e un breve volo aereo da Guayaquil.
Prima impressione
Albana Pellegatti, Alma Moranduzzo e Ines Tamanza viaggiano in compagnia di padre Rino Mariani e fratel Giovanni Piacquadio: a Guayaquil le attende monsignor Barbisotti, che le accompagna in aereo a Esmeraldas. Qui ricevono festosa accoglienza e fanno ingresso nella loro abitazione, a lato della cattedrale terremotata. La cronaca riporta le loro prime impressioni: «La nostra casa è discreta, benché in legno e popolata di topi grossi come gatti. Manca l’acqua potabile e l’altra è poca e sporca. Fa caldo e piove spesso, e le alluvioni notturne trasformano le strade in paludi. Gli scarafaggi si trovano dappertutto: nelle scarpe, nelle tasche e anche nei bicchieri. Le suore sono contente: non pretendono i lussi e comodità. E suor Albana, con le sue battute, fa ridere anche i topi».
Per motivi di salute, suor Anastasia Scoffon le raggiungerà dopo alcuni giorni. Più tardi arriveranno anche Elda Merlo e Vanna Pelizza.