Lunedì, 30 Settembre 2019 19:30

Missione: cent’anni per ripartire

Perché papa Francesco ha indetto un Mese missionario straordinario – che cade in questo ottobre – in occasione del centenario dell’enciclica Maximum illud, scritta dal papa che ha attraversato la Prima guerra mondiale definendola «inutile strage»? Quali provocazioni di allora possono risuonare oggi nella Chiesa cattolica dell’Italia e del mondo per avviare una missione più aderente al Vangelo?

Nel novembre 1919, in un periodo coloniale appena emerso dalla prima, devastante guerra mondiale, papa Benedetto XV presenta la lettera enciclica Maximum illud, volta a riorganizzare l’esperienza missionaria. Nel linguaggio del tempo, il documento evidenzia elementi di novità. Nella storia della missione, per esempio, sottolinea il contributo di persone come Bartolomé de Las Casas, che si erano schierate a favore delle popolazioni locali contro il massacro perpetrato dalle potenze coloniali. Quando in Europa iniziava a germogliare il protagonismo delle donne, il Papa ne ribadisce l’importanza per conferire alla missione un volto diverso.
Il documento denuncia anche il prevalere dei nazionalismi sulla missione, che avrebbe dovuto diffondere il Vangelo anziché dei pacchetti nazionalistico-culturali.
La Maximum illud, quindi, presenta elementi tradizionali ma anche di grandissima novità.

Evangelizzazione “nuova”
A partire dal centenario di quel documento, papa Francesco invita a rimettersi sulle strade della missione. Il mese di ottobre, tradizionalmente a essa dedicato, quest’anno riceve un tocco di straordinarietà, raccogliendo alcune provocazioni della Maximum illud, così che il suo centenario divenga occasione per preparare strade nuove.
L’invito è a non ricadere in una tentazione che talvolta si è presentata nella ricezione dell’invito di Giovanni Paolo II alla Nuova Evangelizzazione. Questa ha talora assunto il desiderio e la forma di una “riconquista di spazi in un mondo secolare indifferente al messaggio cristiano”. Papa Francesco è invece più incline ad avviare processi che a occupare spazi: per lui serve anzitutto una “evangelizzazione nuova”, che non ripeta le stesse cose del passato – casomai con un nuovo ardore o nuove strategie di comunicazione – ma che comprenda come cambiare essa stessa, lasciandosi trasformare dalle sfide sociali, dalle persone e dalle situazioni di emarginazione.
Come più volte emerge nella Evangelii gaudium, l’evangelizzazione nuova non si dota di una comunicazione finalizzata a convincere l’interlocutore e a convertirlo; diventa piuttosto un camminare insieme e la condivisione di una buona notizia, che viene offerta alle persone e allo stesso tempo da esse ricevuta. Soprattutto dalle più emarginate.

Avviare processi
La trasformazione missionaria auspicata non consiste nel ripartire alla conquista del mondo ma nell’assumere le sfide del mondo d’oggi per avviare una trasformazione che tocchi ambiti più profondi e includa anche dimensioni istituzionali della Chiesa. Il Sinodo sull’Amazzonia, per esempio, invita a riflettere sul celibato del clero. La Chiesa cattolica non è un monolite: ha una molteplicità di riti. Un noto liturgista ha già fatto notare che 19 riti su 22 hanno un clero che può accedere al matrimonio (clero uxorato). Chiaramente il numero degli aderenti ai vari riti è diverso, ma la diversità è, dalla Pentecoste in poi, anima della Chiesa. Forse la missione, se osa andare oltre ciò che è considerato immutabile, può esortare le comunità ad assumere forme diverse di clero in relazione ai diversi contesti. Lo scorso 8 luglio, papa Francesco ha nominato sette donne “consultori” del dicastero vaticano della vita religiosa. È un ulteriore passo nell’avviare processi, ovvero percorsi che permettano a coloro che li vivono di non rimanere identici. La trasformazione è possibile.
Se un secolo fa la Maximum illud aveva già elementi di novità, papa Francesco coglie l’occasione celebrativa del “mese straordinario” perché la missione cambi davvero: divenga compagnia con l’altro, con l’altra, viva la condivisione di una buona notizia, si connetta con l’esperienza locale e da questa si lasci coinvolgere in una trasformazione reciproca.
Per questo, raccogliendo le intuizioni del Concilio Vaticano II, il Mese missionario straordinario intende avviare un processo trasformativo per la Chiesa e la società in cui essa opera. Per questo non si conclude il 31 ottobre: inizierà a partire da questa data.

Oltre il clericalismo…
La nuova evangelizzazione indetta negli anni Novanta da Giovanni Paolo II, quando male interpretata, si è spesso tradotta nel cercare il modo di tornare a difendere privilegi e posizioni di autorità sociale e culturale della Chiesa cattolica. Molto si è speso per assicurare chiarezza dottrinale, evitare sperimentazioni e marginalizzare esperienze di trasformazione. I contenuti della tradizione sono rimasti immodificati, soprattutto nelle Chiese di alcuni Paesi.

Continua...

Last modified on Lunedì, 30 Settembre 2019 19:42

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