Tutto è iniziato con un invito ad Aden, 1950. Tre anni dopo, un altro invito: per il Bahrein. Entrambi erano protettorati britannici, divenuti indipendenti rispettivamente nel 1963 e nel 1971.
Nel 1968 siamo state chiamate a Dubai, e nel 2002 a Fujayrah.
Scuole confessionali, apertamente cristiane, in un mondo assolutamente musulmano sono di per sé un indice del livello di tolleranza, seppur non di spassionata accettazione delle stesse, di questi Paesi. La nostra presenza è stata apprezzata per la qualità dell’insegnamento, comprovata da ottimi risultati a livello internazionale. Tanti ministri del governo di Aden, Bahrein e Dubai sono stati nostri alunni.
Valori da vivere
Per mantenere un livello elevato di qualità didattica, abbiamo sviluppato un costruttivo rapporto di lavoro con il personale, docente e non. Ne sono derivate tante soddisfazioni, soprattutto per la maturazione umana, accademica e sociale degli studenti, ragazzi e ragazze. Celebrare insieme le proprie culture, con assemblee speciali o festival, ha creato spazi di conoscenza della propria identità e di accettazione dell’identità e dei valori altrui. Rispetto per ogni persona.
Ed è stato essenziale creare e mantenere un ambiente di lavoro basato sulla stima per ogni insegnante e lavoratore, spesso vittima di discriminazione in quanto “immigrato”.
La nostra scelta di uguaglianza e giustizia non è passata inosservata in una società minata dalla disuguaglianza economica ed etnica.
La scuola è stata anche un’opportunità unica per entrare in contatto con le famiglie. Per noi è stata cosa normale raccogliere le confidenze di famiglie cristiane, musulmane e induiste, sia a scuola sia, quando invitate, nelle loro case.
Partecipazione responsabilizzante
La socializzazione è stata promossa coinvolgendo attivamente il corpo studentesco: al suo interno esso elegge i “prefetti”, che si curano della disciplina in classe, in cortile e sui bus. Un altro gruppo di prefetti aiuta a organizzare gli eventi: giornate culturali e sportive, feste, e anche il giornalino studentesco. Tutte le scuole sono divise in “case”: ogni studente appartiene a una di esse e ne cura le attività sportive e culturali. Ciò stimola a dare il meglio di sé, non in chiave individualista ma a vantaggio della “casa” di appartenenza.