Martedì, 03 Dicembre 2019 20:11

A ogni passo, un mistero

La presenza delle missionarie comboniane a Gerusalemme attraversa una storia sofferta, come quella del popolo che la abita, ma rimane intrisa di una spiritualità ostinata, che alimenta la riconciliazione

Non si sa se madre Carla Troenzi, quando nel 1939 comprò la piccola casa sul Monte Sion, avesse presente l’esortazione di Daniele Comboni a essere «donne del Vangelo». Quello che è certo è che lei, a rogito avvenuto, si esprimeva così: «A Gerusalemme ho pure visitato la casa acquistata e tanto io che l’assistente, mia compagna di viaggio, siamo rimaste soddisfatte […] vi è la delegazione apostolica, la chiesa della Dormizione e il Cenacolo con Cenacolino vicini. L’ambiente è pure tranquillo e concilia il raccoglimento, atto quindi per i ritiri annuali e pel riposo. Il contratto è chiuso».
La piccola Casa sul Monte Sion aveva la vista biblica sulla valle delle «ossa aride» che riprendono vita (Ez 37). Nel 1948 i militari israeliani la sequestrano perché punto strategico di interessi molto diversi da quelli biblici e spirituali per cui era stata acquistata.
Si opta allora per una costruzione ben più grande, lontana dal Monte Sion, ai piedi del Monte degli Olivi, verso Betania, il villaggio di Marta, Maria e Lazzaro.

Verso Betania
La Casa dell’amicizia che ospitò con generosa larghezza Gesù, il Rabbi itinerante, i discepoli e le molte donne che lo seguivano, diventa anche casa comboniana.
Qui, dove, grazie all’intuizione femminile, si compie l’unica mitzvah, l’opera buona dell’unzione, in preparazione alla morte e sepoltura del Maestro, sorse nel 1966 la “residenza provinciale” del Medio Oriente, diventata anche Centro di spiritualità.
Accoglienza, amicizia, ascolto della Parola, condivisione, relazioni benevoli sono stati i valori evangelici che hanno caratterizzato la comunità di Betania fino ad oggi, nella buona e nella cattiva sorte.
Madre Emilia Grassi, terminato il suo servizio di superiora generale, si impegnò personalmente, ben conscia del sentire di Daniele Comboni: «Chi entra in Gerusalemme coll’animo di venerare i più preziosi monumenti e i luoghi in cui si compirono i più grandi avvenimenti della nostra Redenzione, allora l’assicuro che vi trova la sua soddisfazione e tale che nessuno può immaginare, perché ogni passo segna un mistero».
Accompagnare le sorelle per due mesi all’anno ad approfondire la Parola nella Terra della Parola. Questa è stata per lei una delle finalità di questa casa a Gerusalemme: chi annuncia il Vangelo della salvezza deve spiritualmente rinfrancarsi nella Terra dove esso si è fatto carne.

Sui passi del Nazareno
Nel suo secondo mandato, Madre Adele Brambilla ha cercato di riorganizzare i corsi biblici annuali per le sorelle che ne sentissero il bisogno. L’esortazione di Comboni era già divenuta consapevolezza. Adele sottoscrive l’esortazione di Comboni per i missionari e le missionarie che desiderino visitare la Terra Santa. L’incarico viene affidato a me, e la comunità di Betania collabora pienamente nell’accoglienza di coloro che «hanno lavorato, sudato; ora è bene che rinfreschino lo spirito sulla tomba di Cristo e sulla sua culla, per prendere novello vigore. Gerosolima è un centro di fuoco per Cristo».

Continua...

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