Nel 1933 le missionarie comboniane sbarcano in Gran Bretagna in risposta alle necessità della missione: la loro attività nell’educazione e nella sanità nelle colonie britanniche di Sudan e Uganda richiedeva, oltre alla conoscenza delle lingue locali, la conoscenza dell’inglese e la frequenza del corso coloniale. La neoeletta Madre generale Carla Troenzi, per anni missionaria in Sudan e Uganda, nel 1933 si adopera per garantire alle suore un’adeguata preparazione linguistica e professionale.
Per anni i rosminiani di Loughborough offrono loro ospitalità in cambio di servizi interni. Nel 1934 due comboniane sono in una scuola a Mayfield, nel Sussex, e vi incontrano una giovane insegnante di famiglia anglicana, Marjorie Kirby. Da poco convertita al cattolicesimo con il nome di Francesca, si sente chiamata alla vita missionaria e il 30 maggio dello stesso anno è già a Verona per diventare Pia Madre della Nigrizia.
Quell’incontro fortuito è all’origine della comunità delle comboniane in Gran Bretagna, la prima in Europa oltre i confini italiani, perché Francesca Kirby aveva una passione missionaria molto contagiosa che, ancora novizia, comunicava a tante giovani che incontrava. Nel 1935 lei stessa accompagna a Verona tre ragazze irlandesi e nel 1936 contagia missionariamente Barbara MacDermott e Linda Fidelis Skyes, entrambe di famiglia anglicana ma convertite al cattolicesimo. Nel 1939 sono già comboniane e nel 1940 le raggiunge anche Kathleen Ward, con il nome di suor Columbana. Il crescente numero di comboniane britanniche suggerisce alla congregazione di aprire nel Regno Unito una vera e propria comunità. Le ristrettezze economiche non permettono di acquistare una casa, ma i Missionari d’Africa, noti come “padri bianchi”, offrono uno spazio nel loro noviziato nello Yorkshire, dove le comboniane avrebbero assunto la supervisione dei lavori domestici.
La Seconda guerra mondiale impone di rimandare l’apertura della comunità, ma suor Francesca continua a raccogliere vocazioni missionarie: nel 1939, di ritorno dal Sudan, incontra tre giovani desiderose di diventare comboniane: Winfried Morris, Jean McAuley e Mary Whitehead, che raggiungono subito Verona e professano nel 1942 assumendo rispettivamente i nomi di Veronica, Gesualda e Assumpta. Incontra anche Ann Strett, che con l’irlandese Margaret Kelly avrebbe dovuto raggiungere la nuova comunità nello Yorkshire nel settembre del 1939. La guerra, però, impone un cambio di programma: le due raggiungono Verona rocambolescamente attraversando il fronte. Fino al 1945 le comboniane italiane in Gran Bretagna vengono internate, come quelle britanniche che si trovano a Verona. Impossibile muoversi, ma possibile professare: Ann diventa suor Mary Joseph e Margaret suor Mary Margaret. Terminata la guerra, le missioni di Sudan e Uganda accolgono queste nuove comboniane mentre suor Barbara MacDermott e suor Francesca aprono finalmente la comunità nel noviziato dei “padri bianchi”, nel frattempo rilocato a Dorking: è il 1° maggio 1946.
Nel 1947 una casa in affitto a Londra-Chelsey diventa sede di coordinamento per le suore che, sempre più numerose, assumono servizio anche in altre città e nel 1949 iniziano a lavorare nell’Ospedale italiano di Londra. La prima casa di proprietà, che rimane per decenni la “casa provinciale”, viene acquistata nel 1951 a Londra-Chiswick. Fino al 1969 è anche sede del noviziato: tante giovani italiane e britanniche vi professano già dal settembre 1951. Molte missionarie comboniane completano la loro preparazione linguistica e professionale passando dalla casa di Chiswick: sono soprattutto infermiere, ostetriche e insegnanti, ma dal 1969 anche operatrici pastorali. Nel 1959 viene acquistata una casa in Galles, a Llandrindod, chiusa nel 1994, e nel 1970 viene aperta una comunità a Glasgow, in Scozia, tuttora operativa.
Fatiche e gioie degli studi
Ai primi di luglio del 1961 siamo partite da Verona in treno e abbiamo attraversato la Manica con il mal di mare. Eravamo sette neoprofesse. Arrivate a Chiswick, suor Margaret Kelly diventa subito la nostra maestra d’inglese e a settembre quattro di noi sono ammesse al Fulham Hospital, dove altre comboniane avevano già completato con successo il corso per infermiere e per ostetriche.
Noi italiane conoscevamo poco la lingua, ma la responsabile del corso, che era cattolica, ci aiutava a imparare i termini tecnici sconosciuti. Quell’anno le subentra una protestante: l’aiuto viene meno e dopo due mesi di “scuola preliminare” noi quattro siamo bocciate.
Continuiamo a studiare la lingua e le suore più avanti negli studi ci introducono ad alcune materie: così nel 1962 veniamo finalmente ammesse al West Middlesex Hospital. Era la prima volta che in quell’ospedale entravano suore-studenti. La tensione fra protestanti e cattolici era palpabile: molti ci guardavano con diffidenza. La responsabile della scuola infermieri, però, era cattolica e con uno degli insegnanti, pure cattolico, ci aiutava e ci incoraggiava a imparare. Così passiamo i tre mesi di “scuola preliminare” e nel 1965 terminiamo il corso con ottimi voti. La preparazione professionale è stata impegnativa e di qualità, con teoria e pratica.
All’inizio noi “monache” (ci chiamavano nuns) eravamo malviste: i medici, quasi tutti protestanti, non ci volevano in sala operatoria, ma alla fine ci apprezzavano così tanto da addirittura richiedere la nostra presenza. Nel 1966 ho completato anche il corso di ostetrica, questa volta proprio al Fulham Hospital che all’inizio ci aveva rifiutato.
Quello che ho imparato in quei sei anni a Londra mi è stato prezioso per quasi quarant’anni in Uganda e fino a oggi anche in Italia.