Sono nata a Valeggio sul Mincio (Verona). Dal 1971 sono missionaria comboniana e a fine agosto 1977 sono arrivata in Congo, allora chiamato Zaire.
Dopo un breve periodo di studio della lingua locale, il lingala, ho raggiunto la mia prima missione: Dakwa, nella diocesi di Bondo. Come infermiera mi è stata affidata la cura dei lebbrosi: li andavamo a trovare nei loro villaggi, entrando nelle loro abitazioni. È stata un’esperienza stupenda, che mi ha rivelato l’accoglienza, la generosità e la voglia di vita della gente.
Il mio servizio a Dakwa è durato 5 anni; dopo altri 5 fra Niangara e Mungbere, ho avuto la grazia di accompagnare e curare per 22 anni persone malate di tubercolosi e di aids, dapprima a Isiro e, successivamente, a Kisangani. Vivevano in condizioni di estrema povertà, con grande sofferenza fisica e morale, ma sapevano accogliere e offrire inattesi gesti d’amore. La loro voglia di vivere e di affermare la propria dignità è stata per me un esempio molto edificante.
Oltre al servizio sanitario, ci prendevamo cura di tanti orfani e tante orfane: con l’aiuto di persone generose a noi amiche, hanno potuto studiare e oggi ricoprono ruoli di responsabilità nel Paese. Accanto a loro ho potuto esprimere il mio amore di madre.
Attualmente sono a Kinshasa, nella “casa sociale” San Daniele Comboni, dove accogliamo giovani donne che fanno fatica a vivere in modo dignitoso in questa grande città, ma sono motivate a ricostruirsi una vita imparando un mestiere. Il progetto Alzati per un avvenire migliore è iniziato tre anni fa e già ci rallegriamo nel vedere queste giovani, talvolta già mamme, felici di aver avviato la loro piccola sartoria o una bottega di parrucchiera.
Nei miei 50 anni di vita missionaria, vissuti quasi interamente con il popolo congolese, Dio mi ha fatto fare esperienza di fratellanza e sorellanza universale, e di questo sono molto riconoscente.