Il Nord Kivu, con capoluogo Goma, è una delle 26 province della Repubblica democratica del Congo. Confina a est con il Ruanda e l’Uganda ed è politicamente instabile dal 1996.
A causa dei combattimenti tra esercito governativo, ribelli delle Forze Democratiche per la Liberazione del Ruanda (Fdlr) e truppe rinnegate, tra cui quelle dell’ex generale congolese Laurent Nkunda, nell’ottobre 2007 l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr) ha segnalato un crescente numero di sfollati interni e un grave reclutamento di bambini da parte dei gruppi armati.
Dal 2014 le popolazioni del Kivu autoctone subiscono regolarmente attacchi e massacri per mano di vari gruppi ribelli sostenuti dall’esterno: lo scopo è decimarle e occupare questa zona così ricca di minerali. Quell’anno a Beni e dintorni oltre 1.150 persone sono state uccise e rapite. La paura induce le persone a spostarsi: nella regione si contano 1,7 milioni di sfollati. In maggioranza sono donne e minori, e spesso arrivano nella cittadina di Butembo, dove le Suore missionarie comboniane vivono dal 1997.
Gli inizi
Questa infanzia violata e traumatizzata è stata accolta e aiutata a rigenerarsi: un numero crescente di bambini e bambine che non hanno potuto frequentare la scuola e non riescono a entrare nel sistema educativo formale del governo trovano alla missione uno spazio educativo “personalizzato”.
Il 14 novembre 2011, nella parrocchia di San Kizito le Comboniane hanno iniziato una scuola di recupero per 63 giovani, con corsi di alfabetizzazione ed educazione pratica concentrati in tre anni, anziché sei, per poter terminare il ciclo di scuola primaria in tempi brevi.
A tal fine sono state utilizzate a turni le strutture della parrocchia riservate alla catechesi: una grande sala e poche aule, presto rivelatesi insufficienti.
In seguito, un gruppo di adulti ha chiesto di essere aiutato con un programma di alfabetizzazione: anche per loro è stato creato uno spazio. Così i corsi sono stati formalizzati nel Centro di Alfabetizzazione San Daniele Comboni con 192 allievi, di cui 27 adulti e gli altri adolescenti, con nove insegnanti e una suora a coordinare il programma. Da allora, ogni anno il centro accoglie circa 200 studenti.
Gli sviluppi
Con un programma di guarigione dal trauma e una formazione mirata a recuperare una certa serenità emotiva, il centro è diventato un importante punto di riferimento per gli studenti di ambo i sessi che desiderano recuperare un senso di stabilità nella vita e pianificare il loro futuro. Al termine dei tre anni, affrontano l’esame di Stato con gli studenti delle scuole governative. Seppur a partire da un grave svantaggio iniziale, riescono a superarlo nel 99% dei casi.
Nel 2020 le Suore comboniane aggiungono delle classi elementari in cui favorire l’integrazione dell’infanzia sfollata con quella già residente a Butembo.
La gente del quartiere nota e apprezza i risultati e chiede alle Comboniane di aggiungere una sezione di scuola secondaria accessibile ai loro figli e figlie pagando una retta scolastica piena. Ciò permetterebbe alla scuola di sostenere buona parte dei costi necessari per le classi elementari che accolgono in prevalenza ragazzi e ragazze in fuga dalle aree controllate dalle milizie, che non sono in grado di pagare la retta scolastica.
Guardare avanti, insieme
L’accesso alla scuola riduce la dispersione scolastica e permette a giovani vittime della violenza di reinserirsi nel ciclo scolastico ordinario. Indirettamente, riduce anche il rischio di cadere nell’emarginazione e divenire ancora preda di milizie senza scrupoli.
Lo stato d’indigenza non ha precluso la partecipazione locale nella costruzione della scuola: chi ha prestato ore di lavoro manuale, chi ha fornito sabbia, sassi e altro materiale da costruzione reperibile in loco.
Dal sogno alla realtà
Grazie alla Diocesi di Ascoli Piceno e ad aiuti della Conferenza episcopale italiana (Cei), la Scuola San Daniele Comboni è già stata costruita: ha 4 classi per i corsi di recupero, 11 classi elementari e 4 classi secondarie in progressione.
La biblioteca e la sala computer devono essere ancora equipaggiate. Mancano anche manuali e materiale scolastico per le classi secondarie. Ma anche in una zona così ferita ci sono giovani che coltivano sogni: per chi è vittima di guerra e sfruttamento è quasi impossibile, ma potrà continuare il proprio percorso formativo anche nella scuola secondaria, se dimostra impegno e capacità.
Anche nel Nord Kivu ci sono giovani che coltivano sogni… e forse li realizzeranno, anche grazie alle Comboniane.