Ci sono molte persone che, quotidianamente impegnate in piccoli gruppi missionari, cercano di trasformare la missione da aiuto umanitario al Terzo mondo a impegno di incontro e dialogo con tutte quelle “genti” che attendono la Buona Notizia della Vita.
Tutti e tutte preziose agli occhi e al cuore di Gesù; senza di loro la sua Parola di Vita rimane muta e imprigionata fra le quattro sacre mura delle nostre splendide chiese. Con i loro piedi percorrono il mondo, con le loro mani accarezzano le ferite, con i loro occhi diffondo sguardi di misericordia, con i loro orecchi ascoltano il grido di molti, e con il loro cuore amano questa umanità tanto cara al Signore. Non sono perfetti, né vogliono essere considerati i migliori, ma sono missionari e missionarie della Buona Notizia. Lo sguardo del Signore si posa sui loro volti, sorridenti per giovanili entusiasmi o sereni per i lunghi anni già percorsi.
Saper incontrare
Percorrendo questa meravigliosa assemblea di un migliaio circa di persone, Gesù sembrava dire a voce alta: «Ecco lo stile della mia missione: incontrare! La mia Famiglia divina, Trinità d’amore, è preoccupata perché fra gli umani il desiderio di possedere è grande e l’amore è piccolo. Metà del mondo soffre la fame e l’altra metà ha paura della morte.
La “pazza saggezza” del Vangelo ha pochi alunni che la prendono sul serio; e la “signora povertà”, perfetta allegria, si trova più scritta sui libri che nelle vostre vite. La madre natura piange, immersa da nuvole inquinanti; uccelli e fiori muoiono di tristezza. Il mondo è così invecchiato che occorre farne uno nuovo! Quei tre anni della mia vita pubblica sulla terra sono stati un incontro continuo: non possedevo casa per incontrare i senza tetto; non portavo con me ricchezze, per incontrare chi ha solo due spiccioli per vivere, o forse nemmeno quelli; non avevo una forte organizzazione alle mie spalle, per sostenere chi è debole e sprovveduto; non avevo scuole teologiche o trattati umanistici, per poter difendere chi viene schiacciato dai mille discorsi degli intellettuali di turno. Senza potere e senza denaro sono venuto in mezzo a voi per incontrarvi e parlarvi di quel mio Papà che tanto vi ama. Ora tu, missionario e missionaria, sei il mio testimone, continua la mia missione. Ti chiedo di saper incontrare, di fare della tua vita un incontro, di percorrere strade e paesi, città e periferie per incontrare. L’incontro è la prima condizione per rifare l’umanità. Incontrare è strada maestra per l’evangelizzazione».
Grazie, Gesù, per queste parole di incoraggiamento! Nella nostra terra italiana vivere e realizzare l’incontro è sempre più necessario.
Perché:
• Oggi vi è un grande bisogno di incontrare i giovani.
È necessario lasciare da parte critiche e lamentele e scendere in mezzo a loro, visitare i loro spazi e conoscere i loro sogni. I giovani sono così, agiscono senza pensare, pensano dopo aver agito. Agiscono per impulso, senza paura di ciò che possono sentire. Hanno volontà di gridare e paura di non farcela. Hanno desiderio di piangere e timore di pentirsene. D’altra parte, la grande ricchezza di essere giovani è la speranza. Il giovane ha speranza, si impegna e vuole cambiare questa società. Anche se i risultati sono piccoli, vi sono giovani che fanno sentire la loro voce e si rimboccano le maniche. Sapremo come Chiesa accogliere queste sfide giovanili? Sapremo come mondo missionario rispondere a questo variegato pianeta giovanile?
Continua...