Prima della sua elezione a presidente, nel suo discorso programmatico davanti alla plenaria dell’Europarlamento Ursula von der Leyen aveva dichiarato che le giovani generazioni sarebbero state una priorità della futura Commissione. Non è un caso che il programma straordinario di investimenti e riforme NextGenerationEu faccia riferimento alle “future generazioni”.
Ma l’Unione ha già programmi per giovani, a partire dalla protezione di coloro che sono senza lavoro, grazie al rafforzamento del programma Garanzia giovani.
Tra scuola e lavoro
Il programma, sottoscritto da tutti gli Stati membri nel 2013 a supporto dell’occupazione giovanile durante la recessione, garantisce a chi ha meno di 25 anni di ottenere un’offerta di occupazione, formazione permanente, apprendistato o tirocinio entro quattro mesi dalla fine degli studi o dall’inizio del periodo di disoccupazione. L’obiettivo è fare ponte tra scuola e occupazione, facilitando l’ingresso nel mercato del lavoro grazie allo sviluppo delle competenze più richieste. Le difficoltà non mancano: nell’ultimo decennio la moltiplicazione delle competenze rende difficile prevedere quali saranno le più ambite, e dal 2020 il covid ha imposto la chiusura di scuole e centri di formazione con trasferimento della didattica su piattaforme telematiche. Per questi motivi la Commissione ha allargato la platea dei beneficiari fino a 29 anni e ha stanziato 20 miliardi di euro, parte della dotazione di React-Eu, il principale programma del NextGenerationEu, per controbilanciare l’impatto sociale ed economico della crisi da coronavirus.
Erasmus plus
Il principale motore per appianare le disuguaglianze sociali ed economiche, nonché la principale risorsa per la prosperità del continente e l’approfondimento degli scambi culturali tra gli Stati membri, è l’istruzione e l’alta formazione. Il progetto NextGenerationEu nacque nel 1987 da un’idea della pedagogista Sofia Corradi e dall’iniziativa della principale associazione studentesca europea, Aegee.
In trentaquattro anni di vita, nomi, strategie e programmi sono cambiati, ma non è mai cambiato l’obiettivo: mobilitare, collegare e responsabilizzare la gioventù dell’Unione. L’attuale programma Erasmus+ ogni anno permette ancora a migliaia di studenti di vivere e studiare in un Paese altro rispetto a quello di cittadinanza, ma assicura anche partenariati strategici transnazionali tra istituti scolastici e aziende, e promuove iniziative per lo sviluppo di politiche innovative e per la promozione dell’insegnamento e della ricerca sull’integrazione europea. Per il settennio 2021-27 ha un bilancio di oltre 26 miliardi di euro.
Plasmare le politiche…
Negli ultimi anni è stato particolarmente incentivato il contributo giovanile alla definizione degli obiettivi e delle priorità delle politiche europee. Nel 2019, con il movimento Fridays for Future, centinaia di migliaia di giovani hanno posto l’urgenza della questione climatica e della consapevolezza ambientale. Entrambe sono state recepite in molti progetti legislativi europei, quale il Green Deal. La mobilitazione ha rivelato nelle giovani generazioni una consapevolezza politica che sconfessa il disinteresse e il riflusso nella sfera privata spesso loro attribuiti. Anche altre occasioni di coinvolgimento giovanile, come il progetto StavoltaVoto per coloro che avevano raggiunto l’età per partecipare alle elezioni europee, rappresentano un connubio tra politica e società civile che può arginare il populismo e abbattere quel fastidioso muro psicologico che, soprattutto in Italia, tende a separare il mondo giovanile dal resto della società e dalla politica. La centralità dei giovani nella politica europea è ribadita dal nome del piano di ripresa NextGenerationEu, che ha l’obiettivo di rendere l’Ue più resiliente per le future generazioni.
… e il futuro dell’Europa
L’Unione Europea ha urgente bisogno di una riforma strutturale per redistribuire le competenze tra il livello europeo e quello nazionale: lo hanno dimostrato la scarsa efficacia della struttura intergovernativa della politica europea e la limitata possibilità delle istituzioni comunitarie di agire direttamente per il benessere della cittadinanza. La Conferenza sul Futuro dell’Europa, convocata in un momento di forte scollamento tra cittadini e istituzioni, costituisce un’occasione unica per la partecipazione giovanile: giovani dai 16 ai 25 anni costituiranno il 30% dei cittadini rappresentati negli organi della Conferenza. Proprio ora che la Commissione e il Parlamento europeo intendono assumere un ruolo più attivo, i giovani potranno essere protagonisti.
Lo scopo della Conferenza non è ricostruire un rapporto di fiducia con i cittadini, ma cementare la fiducia generata dalle straordinarie risposte europee alla crisi pandemica, in modo che la filosofia degli strumenti adottati divenga strutturale. In questo primo vero e importante tentativo di democrazia partecipativa paneuropea sarà fondamentale la partecipazione di tutti e tutte, e in particolare dei giovani.
La piattaforma futureu.europa.eu è organizzata in varie aree tematiche in cui è possibile presentare e commentare idee e anche organizzare eventi per dibattere le idee e le diverse visioni sul futuro dell’Europa. Questa piattaforma offre un filo diretto con la Conferenza; è lo strumento principe per influenzarne direttamente i lavori, perché le idee più sostenute e discusse sulla piattaforma verranno portate all’attenzione della plenaria della Conferenza. I giovani non dovranno limitarsi all’area tematica che li rappresenta e potranno presentare proposte innovative e coraggiose. Senza il loro apporto la Conferenza non avrà successo. La posta in gioco è alta: questo tentativo di democrazia partecipativa è essenziale per costruire nell’Unione Europea un futuro davvero sostenibile per le nuove generazioni.