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Martedì, 28 Giugno 2022 12:37

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Seconda giornata della Carovana di pace StoptheWarNow in Ucraina ripartita stamattina da Odessa

E’ il secondo appuntamento delle giornate ucraine della Carovana di pace StoptheWarNow. Carovana che è partita stamattina da Odessa per Nykolaiv, città a nord del porto sul Mar Nero e sottoposta a pesanti bombardamenti. Un viaggio al centro del conflitto per dimostrare la solidarietà e una vicinanza fisica alle vittime della guerra. La Carovana porta anche gli aiuti materiali raccolti dalle 176 associazioni che si riconoscono nella coalizione. Il convoglio è ridotto è per motivi di sicurezza. E’ guidato dai coordinatori di queste giornate nel cuore del conflitto: Gianpiero Cofano e Tonio Dell’Olio. Con loro, sulla macchina che guida la mini colonna, anche l’inviato della Cei mons Francesco Savino.

La giornata di ieri aveva invece visto l’arrivo di StoptheWarNow a Odessa dopo un viaggio durato due giorni. Ma la conferenza stampa tenuta all’arrivo con alti prelati locali delle diverse chiese ucraine (cattoliche e non) è stata una sorpresa che ha evidenziato la difficoltà oggettiva che anche la Chiesa prova quando si affronta la difficile frontiera che divide pace da autodifesa, diritto di reagire da tentativo di mediare. In una parola, dalla “guerra giusta” di Sant’Agostino alla “guerra folle” di papa Francesco. Tonio dell’Olio, che moderava l’incontro, è riuscito a far rientrare nel binario del dialogo ecumenico i discorsi anche molto forti dei sacerdoti ucraini in cui prevale il senso dell’autodifesa – comprensibile – ma anche un forte sentimento antirusso assai meno accettabile e condivisibile. L’inviato della Cei mons Francesco Savino ha tentato di ricucire riproponendo il modello non violento: “Dalle guerre non esce mai un vincitore e perdono tutti. La non violenza è l’unico metodo per risolvere i conflitti” e ha citato Helder Camara, il presule brasiliano icona dei movimenti di liberazione: “Il sogno di uno è solo un sogno – ha detto – ma il sogno di tanti diventa realtà”. Se l’era dovuta vedere prima sia con l’intervento del vescovo greco cattolico di Odessa Bubnji, che ha evocato il genocidio del suo popolo, sia con le accuse al Vaticano per il “silenzio sulla Crimea”.

Tant’è, se la conferenza stampa ha avuto il suo calor bianco, ricondotto da Dell’Olio e Savino nell’alveo di una diatriba inevitabile che segna la forza del dialogo, la Carovana è comunque arrivata a Odessa ed era inevitabile che, laici o religiosi, la sua presenza avrebbe suscitato reazioni come già a Leopoli l’aprile scorso, quando i partecipanti alla coalizione StoptheWarNow fecero una marcia simbolica per le vie della città. Guardati con scetticismo da molti passanti. Contraddizioni inevitabili e che è inutile nascondere.

La coalizione rappresenta 176 organizzazioni della società civile italiana ma, in effetti, la stragrande maggioranza dei partecipanti è formata da cattolici. Forse un segno anche questo. Viene da chiedersi perché tanti laici siano rimasti a casa anche se per alcuni son state cause di forza maggiore (il team di Mediterranea per esempio si è preso il Covid ed è rimasto obtorto collo in Italia). Forse verranno con la nuova e terza Carovana prevista a luglio. Un apporto del movimento laico a quello già forte dei cattolici italiani può aiutare a riempire qualche vuoto e a suggerire altri percorsi anche se la direzione è sempre quella: costruire la pace. Una strada sempre in salita.

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