Febbraio 2007. Dopo il lancio a Juba, sede dell’allora governo autonomo del Sud Sudan, di Radio Bakhita, la prima stazione di Crn, il progetto si concentra sull’apertura di altre sette emittenti. Sono previste nelle principali città del Sud Sudan e sui Monti Nuba, geograficamente parte del Sudan.
Dal 2006 mi ero dedicata a visite di sopralluogo: a Torit e Yei con suor Graça Almeida e a Wau con suor Cecilia Sierra. Preziosa l’assistenza di altre persone, fra cui meritano particolare menzione Bruno Ghisellini e Marco Camozzi, i due tecnici disposti a lavorare in quel Paese fantasma.
La Conferenza episcopale cattolica ottenne senza difficoltà tutte le licenze necessarie per operare nei territori autonomi del Sud Sudan e dei Monti Nuba. La prospettiva di avere media indipendenti era una novità assoluta e generava grande entusiasmo. I primi passi beneficiarono dunque di un clima di positiva novità in un tempo di promesse orientato verso il referendum per l’indipendenza del Sud.
I vescovi, in generale, furono pronti a coinvolgersi, sebbene con qualche titubanza. Dopo una guerra civile protrattasi dal 1955, il costo delle apparecchiature e della gestione di un’emittente preoccupava le diocesi, ma l’impegno degli Istituti comboniani, femminile e maschile, a sostenere il progetto rassicurò i vescovi.
Dopo Juba, anche Torit, Yei, Rumbek, Wau, Yambio, Malakal e i Monti Nuba, all’epoca zona del Sudan con autonomia regionale, videro la promessa realizzata: nell’arco di 3-4 anni le stazioni vennero effettivamente aperte.
I più convinti sostenitori del progetto furono i rappresentanti delle comunità locali: gruppi parrocchiali, autorità civili, giovani e adulti della comunità cattolica del posto. Molte persone, comprensibilmente, non avevano un’idea chiara di cosa significasse allestire e gestire una radio, e neppure per vari di noi al coordinamento del progetto le cose erano chiare fin dal principio.