Denis Mukwege e Nadia Murad sono i vincitori del premio Nobel per la Pace 2018, per il loro impegno contro l'uso della violenza sessuale come arma di guerra. Denis Mukwege, ginecologo e ostetrico, ha fondato, in Congo, l’Ospedale Panzi di Bukavu. Operando durante i conflitti ha vissuto moltissimi casi di violenza sessuale, tanto da diventare uno dei massimi esperti.
La sua posizione nei confronti dei governi che permettono questo scempio è, da sempre, molto chiara: «Per fermare quanto sta avvenendo qui in Congo – ha raccontato in un’intervista a TPI –, occorrerebbe innanzitutto che i colpevoli venissero puniti. Poi ci vorrebbe una ferma volontà politica nazionale ed internazionale di porre fine al saccheggio dei minerali. Perché in questo modo cesserebbero i conflitti che stanno dilaniando da anni il nostro paese».
Nadia Murad, invece, è una giovane yazida (appartenente alla minoranza religiosa di lingua curda) che ha subito costanti persecuzioni da parte dell’Isis negli ultimi anni. Murad oggi ha 25 anni, e nel 2014 è stata rapita in Iraq. Tutte le donne rapite nello stesso attacco sono state vendute come schiave. Dopo mesi di stupri e schiavitù Murad è riuscita a scappare, e ha iniziato a raccontare al mondo ciò che era accaduto a lei e che continua ad accadere a migliaia di altre donne nel mondo. Per il suo coraggio, nel 2016, è stata insignita del Premio Sakharov.
E ancora, nel 2018, Donna Strickland è la terza donna a ricevere il premio Nobel per la Fisica da quando è stato istituito, nel 1901. Prima di lei, Maria Goeppert-Mayer nel 1963 e Marie Curie nel 1903.
La vittoria le ha permesso di ottenere le caratteristiche necessarie per essere menzionata su Wikipedia, come se le sue competenze, le sue capacità si fossero materializzate soltanto ora, con la vittoria del Nobel. Onorata di essere tra i pochissimi rappresentanti donne nel lungo elenco di premiati per un Nobel in fisica, ha affermato: «Dobbiamo celebrare le donne fisiche, perché sono là fuori. Speriamo che nel tempo inizieranno a crescere a un ritmo più veloce».
Schiaffeggiando metaforicamente il professor Alessandro Strumia e la sua fantomatica teoria di come la fisica sia un affare per uomini e che, dunque, la minore presenza di donne nel settore dipenda dalle attitudini peculiari dei generi: «Gli uomini preferiscono lavorare con le cose e le donne con le persone», avrebbe affermato durante il suo workshop. Una posizione, in realtà, condivisa da molti specialisti del settore, basti pensare che lo scorso agosto l’Università di Medicina Tokyo è stata accusata di falsificare i test d’ammissione per tenere fuori le donne.
Ma la risposta ai soprusi, alle ingiustizie e alle disparità, arriva forte anche dall'altra parte del mondo, dove le donne brasiliane sono scese in piazza per protestare contro il candidato di estrema destra alle elezioni presidenziali che si sono svolte ieri. Il movimento di protesta è nato su Facebook e ha dato vita ad una grande manifestazione di dissenso pacifico al grido di “El nao” (“non lui”).