Ho incontrato la Spiritualità del Creato in un momento particolare della mia vita. Dopo dieci anni di sacerdozio, nel 2012 ero uscito dalla Chiesa cattolica e, prima di passare alle Metropolitan Community Churches ed essere ordinato pastore, con alcune persone ero alla ricerca di proposte spirituali libere e liberanti. Una mia collega di una scuola per formatori in Comunicazione Nonviolenta, sapendo che avevo studiato teologia, mi chiese se potevamo avere un confronto su un libro che aveva appena letto: In principio era la gioia di Matthew Fox – un teologo a me sconosciuto. Fu l’occasione che mi portò a conoscere Fox e la sua proposta… e ne rimasi entusiasta.
Quando, poi, Gianluigi Gugliermetto (mio amico e collaboratore di Fox) mi chiese se ero disponibile ad aiutarlo nell’organizzazione di un tour di Matthew in Italia, aderii con entusiasmo e ospitai anche Fox a casa mia per alcuni giorni. Stare a fianco di Fox mi ha fatto sentire la profondità umana e spirituale della sua persona: non era il classico teologo “cervellotico”, ma traspirava un forte misticismo misto a verve profetica.
Il contatto diretto con lui mi elettrizzò. Da allora mi buttai letteralmente a capofitto nell’approfondimento della Spiritualità del Creato ed entrai a far parte dell’équipe che organizza e conduce i seminari. Ciò che più è stato (ed è ancora) importante per me è innanzitutto l’apertura cosmica della sua proposta: uscire dal narcisismo della salvezza dell’anima per immergermi in una dimensione trascendente l’ego è stata una svolta radicale per me e ha dato un fortissimo impulso alla mia personale anima mistica, presente fin dall’infanzia.
Un altro aspetto che mi ha fatto sentire una profonda consonanza con la proposta di Fox è stato il carattere non dogmatico ma esperienziale della sua teologia: dopo dieci anni di studi teologici ero stufo di ragionamenti contorti e disquisizioni avulse dalla vita, avevo bisogno di esperienza concreta. E la Spiritualità del Creato e i seminari che proponiamo come équipe sono esperienze vitali, ricche di vita: quello che ogni volta le persone portano è davvero stupefacente. Una vitalità che è presente anche nei riti che proponiamo verso la fine di ciascun seminario.
Un terzo aspetto, per me davvero importante e che cercavo da tempo, è la visione positiva della corporeità (e anche della sessualità). Me ne ero uscito dalla Chiesa cattolica anche per profonde divergenze in questo ambito; e, così, leggere che «la nostra terrestrità, la nostra sensualità e le nostre passioni sono una benedizione» (In principio era la gioia, Fazi, 2011, pag. 63) è stato per me come una rivelazione: finalmente una proposta libera dal senso di colpa, dall’oppressione di una morale sessuofobica, dal disprezzo della materia, che celebrava la bellezza del corpo, la fecondità della terra, e l’importanza del radicarsi nella vita.
E, per concludere, la lettura che Fox dà della compassione come interconnessione di tutte le cose mi ha affascinato. E infatti, quando, passato alle Metropolitan Community Churches, ho avviato una comunità, come nome ho scelto un simbolo (il cerchio) che Fox utilizza nel libro Compassione. Spiritualità e giustizia sociale (Claudiana, Torino, 2014) per illustrare una spiritualità basata sull’interconnessione di tutti gli esseri.