Ci siamo!
Il mese dedicato alle meravigliose potenzialità delle donne volge al termine.
Non facciamo un bilancio delle molteplici iniziative che in varie parti del mondo lo hanno costellato; sostiamo piuttosto su due situazioni che suscitano una certa perplessità: la “tempesta” nella redazione di «Donne Chiesa Mondo», mensile femminile dell’Osservatore Romano, e l’imminente Congresso mondiale delle famiglie che a Verona sta già mobilitando fronti contrapposti.
Le dimissioni di Lucetta Scarrafia, che dal maggio 2012 ha dato vita all’inserto delle donne nel quotidiano edito nella Città del Vaticano, mi lasciano perplessa.
Il nuovo direttore dell’Osservatore Romano, Andrea Monda, ha invitato a un incontro di lavoro, programmato a Roma il 1 aprile 2019, tante donne, fra cui autorevoli esponenti del Coordinamento teologhe italiane, la direttrice di Combonifem e la stessa professoressa Scarrafia. Spunto della convocazione è la pubblicazione del libro “La voce delle donne. Pluralità e differenza nel cuore della Chiesa”. Monda ha spiegato così il suo intento: «Interrogarsi insieme su come alcuni temi trattati nel volume o, comunque, al centro del vostro interesse potrebbero essere recepiti e rilanciati dal giornale che dirigo. È un primo tentativo, un’apertura, un’occasione per avviare un processo, spero fecondo». Cosa è realmente in gioco? La perplessità è profonda…
Dal 29 al 31 marzo 2019 il Congresso mondiale delle famiglie riversa su Verona migliaia di persone. Evento religioso o politico? Il Vaticano si è espresso con le parole del Segretario di Stato, Pietro Parolin: «D’accordo nella sostanza, non nelle modalità».
Anche il governo ha preso le distanze, perché la posta in gioco merita attenzione, come ben spiegato da Internazionale.
Le iniziative che fanno da controcanto al congresso sono molteplici e hanno toni e modalità differenti.
Gli Stati generali delle donne propongono un momento di riflessione e di azione, Amnesty International definisce il congresso «evento ostile ai diritti umani» mentre #NonUnaDiMeno ha organizzato una tre giorni di protesta in contrapposizione al congresso: Verona città transfemminista. Dal confronto pacato alle contrapposizioni gridate. La perplessità cresce…
Ma la bella notizia con cui concludere questo “mese delle donne” viene da Bologna, dove il 14 marzo 2019 donne di religione ebraica, cristiana, musulmana, induista e buddista hanno fatto nascere l’Osservatorio interreligioso sulle violenze contro le donne.
La coordinatrice delle 22 donne “costituenti”, Paola Cavallari, precisa: «Siamo un microcosmo che rispecchia in parte il mondo multiculturale, poiché esprimiamo una molteplicità di origini territoriali e di tradizioni diverse. La nostra scommessa è quella di essere pratica vivente di teologia del dialogo interreligioso, un laboratorio di intersezione, raccolta ed espressione dei volti dell’incontenibile mistero del divino, donne che cercano con sim-patia ed empatia di dare dimora a donne umiliate, ed essere un punto di riferimento nel mondo religioso per il contrasto alla violenza sulle donne. L’accordarsi tra noi semplicemente, in quanto donne credenti - nel rispetto massimo delle differenze - ci pone in una posizione di grande libertà. Tutte pensiamo e sappiamo e agiamo».
Nell’infuocato confronto sulla “famiglia” che il Congresso globale di Verona ha innescato, è da apprezzare che in uno stato laico un osservatorio interreligioso abbia difeso la laicità.
Congratulazioni a queste donne dialogiche, e auguri a tutte noi per un cammino pervaso di liberante discernimento!