Oggi, in laboratorio, si possono sintetizzare tante forme di vita o modificarle geneticamente; si possono anche produrre bistecche in una stazione spaziale, ma sempre a partire da cellule già esistenti.
La vita rimane un grande mistero, e non possiamo ancora crearla dal nulla.
Ciò che invece può generare “nuova vita” è un sogno, anzi, un “bel sogno” condiviso da tanti e tante.
Il comboniano Ezechiele Ramin, nato a Padova nel 1953, arriva nell’Amazzonia brasiliana all’inizio del 1984. Nella missione di Cacoal, Rondonia, prende a cuore la questione indigena della terra. Al ritorno da un incontro, il 24 luglio 1985 viene trucidato per ordine di chi divorava la terra altrui per farne profitto proprio.
Ma Ezechiele aveva già condiviso il suo sogno:
«Abbiate un sogno.
Abbiate un bel sogno …
Sia il vostro un sogno che miri a rendere liete
non soltanto tutte le persone,
ma anche i loro discendenti.
È bello sognare di rendere felice tutta l’umanità.
Non è impossibile…»
E questo sogno ha contribuito a creare un movimento di popoli che resistono alla rapina che uccide: il territorio amazzonico, i suoi popoli, la vita di tutto il pianeta, anche la nostra.
Il Sinodo sull’Amazzonia non è soltanto un evento di Chiesa che si sta svolgendo a Roma in Sala Nervi; è un fermento di riflessioni e azioni che da tempo hanno attraversato l’Amazzonia, aggregato le sue comunità e prestato loro ascolto.
Per questo, anche a Roma, la loro presenza si dipana in una molteplicità di iniziative parallele al Sinodo. Fra queste la Tenda della Casa Comune.
Occasioni preziose in questo mese di ottobre, per allargare lo sguardo, condividere un “bel sogno” e realizzarlo “insieme” con tocco creativo.