La lingua spagnola sostituisce il tradizionale “latino” già nel titolo dell’enciclica del Papa: Querida Amazonia.
E Francesco precisa subito che la sua lettera non sviluppa le questioni già abbondantemente esposte nel Documento conclusivo del Sinodo sull’Amazzonia: «non intendo né sostituirlo né ripeterlo». L’intento, piuttosto, è incoraggiare «un’armoniosa, creativa e fruttuosa ricezione dell’intero cammino sinodale».
Eppure, la presentazione di Querida Amazonia ha scatenato subito giudizi affrettati da parte di chi ama schierarsi polemicamente su questioni controverse. Papa Francesco, invece, invita a continuare il processo di “camminare insieme”, evitando contrapposizioni intransigenti e distruttive.
A tal fine cita spesso Evangelii gaudium: «Il conflitto ci blocca, “perdiamo la prospettiva, gli orizzonti si limitano e la realtà stessa resta frammentata”.» Forse un modo delicato di rispondere al cardinale Robert Sarah e al suo Dal profondo dei nostri cuori?
Questa enciclica si distingue anche per una struttura inedita: trabocca di poesia e addita sogni.
E un sogno si va realizzando, seppur con lentezza: prendere coscienza di priorità vitali per la Chiesa cattolica. Sono la giustizia e il rispetto delle differenze, l’inculturazione del Vangelo e della stessa organizzazione delle comunità cristiane. Il Papa invita ad ascoltare con grande rispetto quei 3 milioni di popoli indigeni, residuo di popolazioni originarie sterminate dalla colonizzazione, dai quali c’è molto da imparare per custodire la Terra e i suoi delicati equilibri. Il presidente del Brasile, invece, definisce quelli stessi popoli una minoranza “primitiva” che intralcia il progresso; una presenza da ignorare o “far scomparire”.
Sulle questioni che hanno polarizzato l’Assemblea che si è svolta in Vaticano dal 6 al 27 ottobre 2019, apprezzo il commento di Antonio Spadaro, direttore de La Civiltà Cattolica: «Non è [il Papa] ad approvare la proposta dei viri probati e dell’ordinazione diaconale delle donne, ma rinvia al documento finale del Sinodo».
Al centro di Querida Amazonia, allora, rimane anzitutto il processo sinodale che continua, passo dopo passo, ben oltre la conclusione dell’Assemblea romana dello scorso ottobre.
Ultima nota: il documento porta la firma del 2 febbraio 2020, solennità cristiana della Presentazione di Gesù al Tempio, ma in realtà è stato pubblicato il 12 febbraio, a 15 anni dalla morte di una grande martire “donna” dell’Amazzonia, Dorothy Stang.
Può far riflettere?