Ormai lo ha detto anche l’Organizzazione mondiale della sanità: è pandemia.
Il Covid-19, insidioso e ancora poco conosciuto, esige da noi un grande senso di responsabilità per cambiare le nostre abitudini e farlo con convinzione.
Raccogliamo con gratitudine la solidarietà espressa ieri in lingua italiana dalla presidente della Commissione europea, la tedesca Ursula Von Der Leyen: «In questo momento, in Europa siamo tutti italiani».
Ma ancor più siamo grate per il messaggio di una giovane amica, che appartiene a quella fascia di età che sembra ancora poco incline a raccogliere gli appelli del governo e delle istituzioni: #stateacasa.
Ecco cosa ci ha scritto: «Mi chiamo Anna Angarano Villa e studio all’università. Noi giovani, che cosa possiamo imparare da questo periodo in cui tutto si ferma?
Per me è un’occasione per ricentrarsi, per tornare all’essenziale. Possiamo farci prendere dal panico, riempire i carrelli della spesa come se dovessimo rimanere senza risorse per sempre, oppure possiamo far tesoro di questo “spazio vuoto”.
Per chi è studente come me, questo stacco può essere l’occasione per prendersi il tempo per leggere con calma quell’approfondimento che i troppi impegni ci hanno impedito di fare, oppure dedicarmi a quel manuale che tanto mi appassiona ma che non ho mai avuto occasione di assaporare.
Chi è più giovane di me e frequenta la scuola secondaria può scegliere di buttarsi sul divano e lasciare che le giornate passino inesorabili oppure decidere di portarsi avanti con lo studio e sistemare i compiti.
E possiamo anche cogliere l’occasione per dedicarci al silenzio, alla riflessione e alla preghiera. Dopotutto è Quaresima, e anche se le celebrazioni sono cancellate, noi possiamo fermarci un attimo, leggere il Vangelo del giorno e capire che possiamo purificarci dalle cose superflue e ritrovare l’essenzialità del nostro esistere.
Per me è importante che rimaniamo solidali: anzitutto con chi sta soffrendo per la malattia e con chi sta combattendo contro il virus, ma è bene che non chiudiamo gli occhi neppure alla popolazione profuga siriana, alle vittime della guerra in Yemen e di altre tante tragedie che stanno affliggendo il nostro Pianeta
Mentre limitiamo i nostri spostamenti, proviamo a pensare quante persone nel mondo, ogni giorno, sono sottoposte a restrizioni ben più stringenti a causa di conflitti o di regimi dittatoriali. Questa pandemia non può essere bloccata da muri e da confini, e forse ci aiuta a capire che, ovunque, condividiamo la stessa fragilità. Siamo vulnerabili, ma anche forti!
Non buttiamo via questo tempo di “quarantena” lamentandoci e preoccupandoci per niente. Il mondo si ferma: facciamo tesoro di questo silenzio».