Abbiamo vissuto Pasqua “in isolamento”, entro le mura di casa.
Questa “reclusione responsabilmente assunta” ha liberato però tanta creatività per “celebrare insieme”.
Oltre alle tradizionali dirette televisive, non sono mancate dirette Fb da chiese con panche tappezzate dalle foto di chi avrebbe desiderato raggiungerle fisicamente. E non sono mancate neppure celebrazioni condivise su piattaforme online.
Una fioritura di iniziative per ovviare alla fatica di vivere anche le festività nel distanziamento sociale.
Giulia insegna in una scuola primaria del Veneto. Il Triduo pasquale lo ha vissuto in “condivisione” con il Gruppo impegno missionario di Venegono, in Lombardia. La distanza di centinaia di chilometri è stata annullata dalla piattaforma online: un’esperienza bella di “comunione”.
Ma c’è un dettaglio che non le sfugge: «Le piattaforme digitali sono molto interattive. Io le uso abitualmente con i bambini e le bambine della scuola, ma c’è qualcosa che manca. Quando un bambino sbaglia o non capisce e si agita e piange, mi manca tanto quel tocco che è possibile soltanto se sei lì. Guardarlo negli occhi, abbracciarlo e dirgli: “Calmati, lascia stare il compito, rilassati…”. Manca quel tocco di umanità, che incoraggia, conforta e rasserena. La piattaforma online non lo fa passare».
Quanta nostalgia di quel “tocco” così vitale per chi, nell’infanzia, nella malattia, nella vecchiaia, la differenza fra una videoconferenza e una carezza la sente tutta.
Speriamo che le riaperture in atto, con la dovuta cautela e i necessari dispositivi di protezione, possano programmare anche questi “essenziali” tocchi di umanità.