Il 22 aprile ha compiuto 50 anni, ma non li dimostra.
È la Giornata mondiale della Terra, con cui l’Onu rende omaggio all’impegno in difesa del pianeta e degli esseri viventi che lo abitano.
Ricorda l’oceanica manifestazione del 22 aprile 1970, coordinata da uno studente universitario di 25 anni, Denis Hayes. Quasi 20 milioni di persone si mobilitarono negli Usa per protestare contro il disastroso sversamento di greggio avvenuto nel 1969 davanti alle coste di Santa Barbara (California).
Quella mobilitazione portò alla nascita dell’Environmental Protection Agency (Epa), l’Agenzia di protezione dell’ambiente statunitense, e avviò un processo sfociato nel primo Summit della Terra, che si svolse a Rio de Janeiro nel 1992.
Denis, oggi settantacinquenne, ha passato il testimone a Greta Thunberg, ma le manifestazioni oceaniche di giovani e meno giovani sembrano sortire ancora un effetto troppo limitato sulle scelte politiche: l’Accordo di Parigi, sottoscritto nel 2015 da ben 196 nazioni “impegnate” a contrastare il riscaldamento climatico, fa fatica a realizzarsi. Con l’avvento di Donald Trump, gli Usa si sono addirittura ritirati dall’Accordo e hanno anche drasticamente ridotto i fondi per l’Epa.
La pandemia da coronavirus che blocca la corsa mondiale può costituire l’occasione che ci mancava per una “ripartenza” diversa?
Ci dovevamo fermare
e non ci riuscivamo.
Andava fatto insieme.
Rallentare la corsa.
Ma non ci riuscivamo.
Non c’era sforzo umano
che ci potesse bloccare…
Mariangela Gualtieri lo ha espresso in versi nella poesia “Nove marzo duemilaventi”; personalità della scienza e dell’attivismo sociale lo hanno espresso in prosa con “Una preghiera civile: mai più come prima”: «La Terra è un macrorganismo vivente in cui tutto si tiene. Il susseguirsi di malattie nuove e terribili è la conseguenza dell’alterazione dei delicati equilibri naturali. È il sistema economico dominante che provoca quel progressivo deterioramento. Non possiamo più fingere di non vedere».
Forse questa è la volta buona?
Non è possibile che debba essere una tragedia travolgente, come la pandemia da Covid-19, a farci cambiare stile di vita e liberare la Terra da cappe letali.
Le riprese satellitari lo confermano: il Covid-19 ha liberato la Pianura Padana dallo smog, ma a quale prezzo?
E perché non possiamo “pagare” gli stessi miliardi per la salute della Terra e nostra, investendo in stili di vita sostenibili?
In queste settimane attiviamoci, per dire ai nostri governi locali, regionali e nazionali, che la “ripartenza” dopo il Covid dovrà essere “diversa”, oppure sarà soltanto una “falsa ripartenza”.