Il 24 maggio si conclude la Settimana Laudato si’, che invita a “giudicare” il presente per “orientare” il futuro.
In Italia coincide con la settimana di “risveglio” dal letargo della reclusione da Covid-19: con guanti, mascherina, disinfezione e distanziamento si prova a ripartire.
La lettera circolare che papa Francesco firmò il 24 maggio 2015, invece, suggerisce ben altro: invita a vivere l’ecologia integrale per «cercare soluzioni che considerino le interazioni dei sistemi naturali tra loro e con i sistemi sociali. Non ci sono due crisi separate, una ambientale e un’altra sociale, bensì una sola e complessa crisi socio-ambientale» (LS, 139).
Crisi ecologica e crisi sociale (che è anche sanitaria, economica, migratoria, educativa…), sono strettamente correlate e hanno tutte la stessa radice: l’avidità insaziabile che consuma, anzi divora, risorse umane e naturali.
Ecco perché è urgente “riformattare” il nostro modo di pensare, sentire e agire. Il Ritiro Laudato si’ ce ne offre l’occasione. Per evitare assembramenti sarà online, come tanti altri incontri ed eventi che abbiamo vissuto nei mesi del blocco da Covid-19.
Non possiamo riaprire le porte di negozi, uffici, bar e ristoranti senza guardare oltre. Senza, per esempio, pensare alla scuola: «Se tutto è in relazione, anche lo stato di salute delle istituzioni di una società comporta conseguenze per l’ambiente e per la qualità della vita umana» (LS, 142).
Il 20 maggio, dalle colonne di Repubblica, Melania Mazzucco invitava a uscire dal solco mentale che tarpa le ali della creatività. Anche la scuola potrebbe riaprire se la si pensasse in modo diverso, oltre le ristrette mura di un’aula: «La scuola non è un'aula. Lo è diventata solo di recente, e non è nemmeno certo che sia un bene (la modalità risultando punitiva a causa della naturale predilezione dei bambini e dei ragazzi per il movimento e lo sfogo fisico). Si può insegnare anche camminando (il liceo peripatetico dovrebbe averlo dimostrato), apprendere all'aperto - in un cortile, portico, giardino, orto: ovunque. Si potrà e si dovrà trovare un modo di fare lezione in tanti e a tutti, restituendo ai bambini la socialità e l'eguaglianza (almeno per qualche ora al giorno) e alle loro genitrici la professionalità. Il lavoro per una donna non deve tornare a essere una necessità né un privilegio; la comunità è la condizione essenziale di ogni sviluppo. Immaginiamo un futuro che non somigli al passato».
E mentre la crisi climatica, di cui Covid-19 è espressione, regala al Sud-est asiatico il ciclone Amphan e la crisi sociale travolge la Panamazzonia, noi non possiamo far finta di nulla. La Svezia ha ignorato il lockdown, ma ora ha il tasso di mortalità da Covid più alto del mondo.
Noi, per arginare la pandemia, abbiamo agito quasi subito: questione di vita o di morte.
E perché non possiamo agire con altrettanta urgenza per fronteggiare la crisi socio-ambientale?
Il virus dell’indifferenza ci presenterà un conto ben più salato di quello di Covid-19!